DECLINE OF THE I – Inhibition
Gruppo: | Decline Of The I |
Titolo: | Inhibition |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Francia |
Etichetta: | Agonia Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 58:17 |
Il signor A. è sicuramente conosciuto nella scena estrema per la sua militanza in band quali Vorkreist e Merrimack, è altrettanto vero però che il musicista in questione da tempo porta avanti vari progetti e collabora con realtà che pur rientrando in ambito nero fuoriescono dai canoni classici della furia luciferina o delle cadenze black-death. Sia in solitario negli Eros Necropsique (dark ambient) che nei Neo-Inferno 262 (industrial black) celato dietro lo pseudonimo di Korgan, si muove in direzioni differenti, percorsi alternativi che segue e persegue anche con quella che è l'ennesima creatura apparsa dal nulla: i Decline Of The I.
Sembra in Francia vanno di moda le trilogie: dopo i Blut Aus Nord del trittico "777" composto da "Sect(s)", "The Desanctification" e "Cosmosophy", anche la neonata realtà si cimenta in tale impresa, a quanto pare ispirata dalle opere del biologo connazionale Henri Laborit. "Inhibition" rappresenta il capitolo d'apertura e in un futuro magari non troppo lontano dovrebbero essere quindi pubblicati i successivi "Rebellion" ed "Escape".
Partendo dal presupposto che quando un disco ti viene presentato come post-black metal con l'aggiunta che dovrebbe trattarsi di una fusione tra artisti come Burzum e Neurosis le perplessità non sono poche, dal momento che la descrizione in sé può voler dire tantissimo oppure nulla, ho inserito il cd nel lettore. Il lavoro non è certo di facile assimilazione, è allentato, diluito e fornito di atmosfere angoscianti, più che il Burzum fondatore involontario del filone depressive, sono le figure di Kvarforth e dei suoi Shining a rivelarsi in più circostanze un punto di riferimento valido per addentrarsi nei brani, che nascondono una forma schizofrenica strisciante; si veda l'immaginario malevolmente circense raffigurato in "The Other Rat". Le melodie sono inquietanti e claustrofobiche, spesso cicliche e in episodi come "The End Of A Sub-Elitist Addiction" e "Keeping The Structure" acquisiscono un valore importante, così come le sezioni di elettronica fanno capolino in maniera dapprima estemporanea in "Art Of Cancer" sino a divenire prominenti in "Mother And Whore", che negli attimi in cui è scandita da un parlato femminile sembra possedere tratti di stampo trip-hop.
Se proprio vogliamo dirla tutta, qui abbiamo poco black metal in senso stretto e perlopiù contaminatissimo. Vi sono frangenti pesanti e fangosi dall'aura post-metal, un feeling drone che serpeggia e si sfiorano pure i lidi sinfonici in "Static Involution". È un miscuglio eterogeneo che funziona, ma ha bisogno di tempo per essere sviscerato, deve essere rivoltato come un calzino per rivelare integralmente il suo potenziale.
"Inhibition" è una bolla che ci rinchiude, o se preferite una stanza nella quale vi è un fottutissimo neon malfunzionante che spacca il cervello, accendendosi e spegnendosi con una rapidità e continuità ossessive, una di quelle situazioni che potrebbero far scattare un attacco epilettico. Per questo motivo chi cerca una prestazione da battaglia o ancorata ai canoni stilistici degli anni Novanta potrebbe avere delle difficoltà di approccio con uno stile che per più di un verso percorre una strada in contatto con quella intrapresa dai connazionali citati, non raggiungendone comunque gli apici compositivi.
L'inizio della storia targata Decline Of The I è interessante, A. ci mostra un'altra faccia di ciò che per lui significa essere artisti, vedremo però sul lungo corso quanto realmente valga questo progetto. Per ora non posso che limitarmi a consigliare l'incontro con "Inhibition" a coloro che non si stancano mai di inserire ibridi ben confezionati nel lettore. Se esso diventerà o meno uno dei vostri ascolti preferiti non lo so, prima di scartarlo però dedicategli un bel po' di tempo per afferrarne le note positive.