Deviate Damaen: una realtà tanto unica, quanto difficile

DEVIATE DAMAEN – In Sanctitate, Benignitatis Non Miseretur!

Gruppo: Deviate Damaen
Titolo: In Sanctitate, Benignitatis Non Miseretur!
Anno: 2019
Provenienza: Italia
Etichetta: Masked Dead Records
Contatti: Sito web  Facebook  Youtube
TRACKLIST

  1. L’Angelo Preferito, Il Primo Insorto, Il Più Antico Dannato
  2. Tethrus (mov I “Carnatus Meus”; mov II “La Vendetta Del Bel Soldato”; mov III “Forza Flutti, Avanti Spume!; mov IV “Santo Assassino”; mov V “Odio Al Sole”)
  3. Sacre Gesta Cavalcano Il Metallo / Heilige Taten Reiten Das Metall
  4. Santo Frà Diavolo, Spara Per Noi!
  5. Aspetterò L’Altrove
  6. I Tarocchi Della Vostra Sfiga
  7. Font Near The Ossuary
  8. Fratelli D’Occidente, Salviamo Noi Stessi Dall’Estinzione!
  9. Signore e Dio (Falce) In Te Confido (Ab G. Neumark Laude 1621 d.C. Ad “Deviatika Laude” 2019 d.C.)
  10. L’Urlo Del Cappuccino (Nostrana “Onkalo” Torture-Outro)
DURATA: 01:13:34

Parlare dei Deviate Damaen non è mai semplice, ce ne eravamo già accorti ai tempi di Retro-Marsch Kiss. Il ritorno della band a quattro anni di distanza da quel doppio album conferma la forte personalità di questa realtà italiana.

In Sanctitate, Benignitatis Non Miseretur! si distingue dal lavoro precedente inglobando importanti influenze estreme, nello specifico prese dal black e dal doom metal; detto ciò, l’opera rimane pur sempre una produzione delle Dame Deviate e — in quanto tale — presenta tutti gli elementi che da tempo caratterizzano l’attitudine del gruppo: sperimentazione costante, apparente assenza di soluzione di continuità, un legame tra i brani più concettuale che strettamente musicale e — soprattutto — una sconfinata strafottenza verso qualunque regola.

Come accade da tempo nelle uscite di questa band, i brani strettamente musicali vengono alternati da lunghe sessioni in cui recitazioni e campionamenti di varia natura si intrecciano sotto la direzione di G/ab. Fin dai nove minuti di “L’Angelo Preferito, Il Primo Insorto, Il Più Antico Dannato” in cui varie voci si sovrappongono, l’album dà una notevole importanza al proprio aspetto concettuale nel quale l’avvicinamento dell’uomo a Dio e il legame con la propria patria sono due tematiche fondamentali; tali argomenti vengono esplorati secondo la visione di G/ab non solo nei testi, ma anche nei riferimenti musicali dei vari brani: che siano le varie forme di metal e rock, gli accenni alla musica classica e lirica o un certo approccio teatrale al canto, i Deviate Damaen riprendono molteplici elementi della musica sviluppatasi nel corso della storia europea.

I musicisti dimostrano di cavarsela sia con il doom metal di “Tethrus” che con il black metal intervallato da momenti di valzer di “Santo Frà Diavolo, Spara Per Noi!”, unendo poi i due generi nella rivisitazione della loro “Font Near The Ossuary” del 1994; le origini della band ritornano nel gothic rock di “Aspetterò L’Altrove”, mentre “Sacre Gesta Cavalcano Il Metallo” è più vicina a un heavy metal a tinte gothic-industrial nel quale trova spazio ancora una volta il doom. In questi brani, la vocalità teatrale e variegata di G/ab è coadiuvata da vari collaboratori che aggiungono voci femminili, scream, growl, lamenti, recitazioni, imprecazioni e parti in tedesco e greco; non è da meno il comparto strumentale, nel quale — oltre agli strumenti tipici di un album rock-metal — figurano theremin, clavicembalo, organo, violino e fischio della morte, senza contare le trovate bizzarre come la sacra pressa tagliaostie e la masturbazione nella rumorosissima traccia conclusiva.

Chi conosce i Deviate Damaen non si stupirà di sapere che questo apparente marasma funziona alla perfezione grazie alla guida di G/ab, ormai abituato a gestire la propria caotica orchestra: un disco così eterogeneo potrebbe essere un difetto per molti, ma per le Dame Deviate è, invece, un marchio di fabbrica, tanto da essere ormai ciò che ci si aspetta da loro.

La natura così ambiziosa — per musica e tematiche — di In Sanctitate, Benignitatis Non Miseretur! risulta particolarmente evidente guardando il libretto: se la prima metà è giustamente dedicata a esporre i testi corredati da immagini legate agli argomenti trattati, la seconda si occupa di elencare gli svariati personaggi che hanno contribuito all’album e gli altrettanto numerosi luoghi in cui è stato composto e registrato o che lo hanno ispirato, a testimonianza del profondo impegno infuso da G/ab nella propria creatura.

Come detto in apertura, i Deviate Damaen rimangono una realtà difficile, addirittura proibitiva per chi non è avvezzo a un certo tipo di idee — peraltro espresse in maniera così sfrontata — presenti nei loro lavori. Lasciate, però, che vi dia un parere del tutto personale, nonché abbastanza perbenista, da poter essere disprezzato dalla stessa band che ho appena elogiato: apprezzare un’opera di questo tipo invece di evitarla a priori è un ottimo modo per guardare oltre il proprio naso; è sicuramente una sfida, ma — per quanto riguarda il sottoscritto — le Dame Deviate sono una sfida che vale la pena di affrontare.