DIE SÜNDE – Strega
Gruppo: | Die Sünde |
Titolo: | Strega |
Anno: | 2022 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Drown Within Records / Ripcord Records / Violence In The Veins |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 20:41 |
A due anni dal loro debutto ufficiale, sono estremamente felice di tornare a parlare dei Die Sünde. Con l’omonimo Die Sünde, infatti, i padovani mi avevano fatto un’ottima impressione nell’autunno del 2020, e quella piccola mina vagante è tornata nel mio stereo a più riprese nei mesi a venire. L’annuncio dell’uscita di Strega mi ha fatto perciò tornare alla mente il lussuosissimo lerciume nichilistico con cui la band mi aveva conquistato e le mie aspettative non sono state tradite.
Sono rimasto estremamente sorpreso nello scoprire che il secondo EP di questi peccatori conta al suo interno una sola canzone, l’eponima “Strega”, della durata di quasi ventuno minuti. Certo, i primi quattro brani dei Die Sünde non erano stati, a suo tempo, abbastanza per saziare la mia sete di male, ma un monotraccia che già dal suo minutaggio pare leggero quanto il pranzo di un tipico matrimonio napoletano mi ha subito fatto riprendere dalla delusione, se così si può chiamare — delusione per il quantitativo numerico di brani presenti sul disco, sia chiaro.
E dunque, a questo punto è lecito chiedersi come sia questo Strega. Mi arrogo il diritto di procedere ancora un altro po’ con alcune descrizioni, prima di passare alla musica, e prendo in analisi il concept dietro l’EP. Perché, se non fosse ovvio, si tratta proprio di un concept. «Strega come cultista della natura, protettrice di essa, guaritrice. Strega come cultista del male, esoterismo volto alla distruzione, demone. Strega come figura della donna, indipendente, saggia, fertile». Questa è la breve analisi condivisa dai padovani, che a modo loro quindi si distaccano — almeno all’apparenza — dal nichilismo autolesionista degli esordi per affrontare con altrettanta violenza i temi delle disuguaglianze sociali e della visione stereotipica della donna come trasmessa da secoli di maschilismo.
Insomma, Strega non è una menata super soft da ascoltare a cuor leggero. E, di pari passo con le tematiche trattate, anche la loro messa in musica è una mazzata in faccia da affrontare con coscienza. Il mix di sludge e post-black proposto già in Die Sünde continua a essere il punto di partenza da cui il gruppo fa partire i propri assalti coordinati, ma con venti minuti a disposizione lo spazio di manovra è molto ampio. “Strega” possiede al suo interno molti momenti di più ampio respiro: sezioni ariose caratterizzate da trame cupe al punto giusto, interludi perfetti tra una sfuriata e l’altra. Perché, non credere che sia così, i Die Sünde non hanno appeso le distorsioni e le urla al chiodo; anzi, ce le scaraventano in faccia con violenza e rancore, nel corso di un ritiro mistico che vuole portare chiunque ascolti a una nuova consapevolezza attraverso un processo di comprensione feroce e violento.
Amenra, Russian Circles, Converge, (primi, aggiungo io) Numenorean, Oathbreaker e Celeste sono indicati dagli stessi autori come le principali influenze dietro Strega, e la band — a parere mio — ha pescato dai mazzi giusti. I Die Sünde hanno fatto un altro centro con una delle uscite nostrane più belle e particolari dell’anno. Un EP complesso e stratificato, che varrebbe la pena scoprire e sviscerare parlando proprio col quintetto, e che a un primo ascolto potrebbe colpire abbastanza da confondere. La vera botta, però, arriva col tempo, quando la Strega ti entra sotto pelle. Evocazione, purificazione, creazione: e il cerchio è ristabilito.