DIONISYAN – Delirium And Madness (Concerto Grosso Opera N°2 In G Minor)
Il primo e finora unico incontro con il polistrumentista Tregor Russo risale al lontano 2012, quando i Leper Divine sembravano promettere molto bene, nonostante a oggi abbiano pubblicato soltanto l'EP da noi trattato. Questa volta parleremo del progetto Dionisyan, ma — ahimè — credo che le mie parole suoneranno molto meno entusiaste di quelle dell'ex-collega aristocratico.
Partiamo dalle basi: i Dionisyan vengono descritti come «Atmospheric Baroque Doom Metal», sottogenere del quale stranamente non avevo mai sentito parlare prima. Pare che Tregor — con il suo progetto — sia il creatore di questa nuova branca del Doom Metal, nella quale ha reinventato la musica Barocca in chiave metallica. Qualunque cosa significhino tali affermazioni, "Delirium And Madness" non riesce ad apparire interessante quanto vorrebbe.
Il difetto che affligge maggiormente l'album è la noia, un problema che si ripresenta spietatamente traccia dopo traccia. La principale colpevole è la batteria (elettronica?): i suoni e i pattern sono troppo spesso di una piattezza tale da uccidere qualunque spunto di interesse possa offrire la musica; con una base così traballante va da sé che il resto della struttura da essa sostenuta non potrà che essere altrettanto instabile.
Tutto sembra privo di vitalità, a eccezione della voce di Federica Croce che riesce a districarsi tra classico e moderno, pur risentendo — senza eccessive colpe — del contesto circostante. Perfino le chitarre faticano a proporre riff degni di nota, riuscendo a lasciare un debole segno solo in sparute occasioni, ad esempio in alcuni frangenti di "In The Mirror Of My Soul"; per il resto, tuttavia, le sei corde non suonano particolarmente brillanti, anzi arrivano a risultare prevedibili nell'evoluzione dei brani.
A tutto ciò si aggiungono brevi momenti affidati agli strumenti sinfonici, tra cui arpa, clavicembalo, archi e fiati. L'inserimento di questi elementi sarebbe stato un buon espediente per ovviare alla monotonia della musica, se non fosse che quasi sempre appaiono e scompaiono nel giro di pochi secondi, senza che abbiano il tempo di dare un senso alla propria esistenza. Il risultato è che, in generale, sembrano appiccicati con il nastro adesivo, come se non appartenessero a questo lavoro.
Lungi da me voler criticare Tregor come artista e come musicista (l'intermezzo strumentale mostra ampiamente le sue abilità) e indubbiamente la sua idea di portare soluzioni compositive della musica Barocca in un contesto Doom Metal ha del potenziale. Il punto è che — partendo da questo potenziale — bisogna poi arrivare a produrre qualcosa che lo sfrutti al meglio. È proprio qui il problema: al di là di un dovuto apprezzamento per la scelta innovativa, non c'è poi molto da elogiare in questo "Delirium And Madness".