DIRTY GRAVE – Evil Desire | Aristocrazia Webzine

DIRTY GRAVE – Evil Desire

 
Gruppo: Dirty Grave
Titolo: Evil Desire
Anno: 2017
Provenienza: Brasile
Etichetta: Grimm Distribution / Todestrieb Records
Contatti:

Facebook  Bandcamp

 
TRACKLIST

  1. Satan's Wings
  2. Until The Day I Die
  3. Evil Desire
  4. Evil (Is Going On) [cover Willie Dixon]
  5. Beyond The Door
  6. Remorse
  7. You Dead
  8. The Black Cloud Comes
DURATA: 40:59
 

Ragionando sul Brasile in campo musicale, è sicuramente più semplice pensare ai Sepultura e alla samba che al Doom, tuttavia — tra un carnevale di Rio e una "Ratamahatta" — a volte capita anche di avere a che fare con gruppi come i Dirty Grave. Il duo carioca composto da Mark Rainbow (basso e voce) e Victor Berg (chitarra) taglia il traguardo dell'album di esordio con "Evil Desire", e già la copertina può darci un'indicazione importante sul fatto che non troveremo musica particolarmente colorata e felice all'interno.

Basteranno davvero pochi secondi e chiunque abbia una minima infarinatura sull'argomento potrà riconoscere immediatamente le influenze dei Dirty Grave: gli imprescindibili Black Sabbath e Pentagram, i Saint Vitus e i Count Raven, quindi quelle sonorità direttamente discendenti dal Blues più scuro e quei suoni grassi e acidi, edulcorati sporadicamente con qualche variante psichedelica e qualche effluvio più catacombale che potrebbe ricordare i Mercyful Fate e i Death SS. Stiamo dunque parlando di quel plumbeo Doom primordiale, lisergico e occulto, sporco ma ancora in odore di estate 1969: un'espressione musicale che tutti noi conosciamo bene, un approccio assolutamente vintage, nel caso specifico forse un po' ingenuo ma certamente efficace.

La vera e unica pecca di "Evil Desire" è quella di non uscire davvero mai dal seminato, perché i due musicisti non fanno altro che ripercorrere pedissequamente il sentiero tracciato mezzo secolo fa dai padri (putativi e non) del genere. Non voglio dire che la riproposizione degli stilemi classici debba essere per forza di cose sbagliata, tuttavia un po' di personalità in più e un minimo di fantasia nell'applicazione della materia sono dei fattori che avrebbero avuto un peso molto positivo nell'esito globale. Bisogna necessariamente puntualizzare che i Dirty Grave scrivono a chiare lettere nel libretto che non hanno nessuna intenzione di innovare alcunché, ma che il loro unico proposito è celebrare il Doom: proposito cui indiscutibilmente fanno senza dubbio onore.

Potremmo pontificare a lungo su quanto possa essere utile nel 2018 un disco non particolarmente ispirato che non si discosta di una virgola dai canoni di cinquant'anni fa e che potrebbe essere una raccolta di b-sides dei gruppi succitati, tuttavia non ne verremo mai a capo. Pur limitandosi a eseguire un buon compito senza particolari picchi emozionali, non stiamo di certo parlando di un album brutto; "Evil Desire" è un lavoro derivativo, che non altererà minimamente la vostra visione del mondo, ma che potrà comunque essere di vostro gradimento se amate spasmodicamente la forma primaria e più classica del Doom.