Dødheimsgard - Black Medium Current | Aristocrazia Webzine

DØDHEIMSGARD – Black Medium Current

Gruppo: Dødheimsgard
Titolo: Black Medium Current
Anno: 2023
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Peaceville Records
Contatti: Facebook  Youtube  Instagram  Spotify
TRACKLIST

  1. Et Smelter
  2. Tankespinnerens Smerte
  3. Interstellar Nexus
  4. It Does Not Follow
  5. Voyager
  6. Halow
  7. Det Tomme Kalde Mørke
  8. Abyss Perihelion Transit
  9. Requiem Aeternum
DURATA: 01:09:37

Ancora un gradito ritorno nella scena avantgarde black metal, come già capitato con la rentrée dei Neo Inferno 262. I Dødheimsgard si sono rifatti vivi ad aprile con Black Medium Current, proprio mentre stavo scrivendo un approfondimento sull’industrial black metal, rispettando la cadenza di un album ogni otto anni che la band di Oslo sta mantenendo da 666 International in poi.

La proposta sonora di Vicotnik e compagni ormai è assodata: un black metal estremamente caleidoscopico e contaminato, in cui si alternano pulsioni prog, elettroniche, jazz e altre stravaganze, con una padronanza dell’uso di melodie dissonanti di tipica scuola classica novecentesca. Black Medium Current non fa eccezione, saltando da un blast beat a un rallentamento lounge con disinvoltura. Ormai non fa più notizia sentire accostamenti simili, ma i Dødheimsgard eccellono nel tenere sempre alta l’asticella dell’imprevedibilità.

Già dall’apertura “Et Smelter”, dopo una breve introduzione atmosferica, notiamo un particolare ritorno a forme black metal piuttosto canoniche con melodie in tremolo, blast beat e screaming gutturale affine a certi Satyricon. Subito però l’inquietudine artistica che da sempre caratterizza il gruppo si impone attraverso un uso peculiare dei cori di voci pulite che ci catapultano in un ambiente allo stesso tempo sacro e spaziale, come se un’intuizione dei Batushka fosse filtrata dai trascorsi di A Umbra Omega. La seguente “Tankespinnerens Smerte” segue più o meno lo stesso solco, calcando maggiormente la mano nei richiami alla scena prog-rock che tanto ha influenzato il quartetto norvegese. Con “Interstellar Nexus” invece i Dødheimsgard piazzano la classica zampata, travolgendo l’ascoltatore con un brano electro-prog deragliato ma sempre in pieno controllo, non c’è casualità nella follia qui ma solo metodo.

Come se il terzo brano avesse aperto dei metaforici cancelli, il disco diviene poi sempre più personale: “It Does Not Follow” riesce a coniugare il black metal ai Pink Floyd più psichedelici; “Voyager” è uno squisito minuto di melodia chillout per pianoforte e voce; “Halow” e “Det Tomme Kalde Morke” riprendono le fila di un discorso più metal, tuttavia continuano a spaziare dall’heavy classico al synth-rock di impronta vintage; la suite “Abyss Perihelion Transit” è un viaggio spaziale e onirico che potrebbe essere uscito, oltre che dalla penna del Lovecraft del ciclo di Randolph Carter, dai solchi degli Ulver di un decennio fa, e si scioglie nell’addio ambient corale di “Requiem Aeternum”.

Descrivere l’ascolto di un album dei Dødheimsgard è sempre un’impresa, ma se paragonato al resto della discografia Black Medium Current spicca per amalgama e coerenza, e si percepisce chiaramente la presenza di un fil rouge che accompagna le composizioni anche nelle loro differenze. La produzione è molto pulita e lascia a tutti gli strumenti il giusto spazio e il carattere timbrico; da bravi polistrumentisti i quattro si cimentano con pianoforte, violoncello, theremin e sintetizzatori moderni e vintage. Chi fosse alla ricerca di evoluzioni randomiche potrebbe restare deluso, mentre traspare sempre di più una personalità riconoscibile di una band nel pieno della sua età adulta.