DÖ – Astral: Death / Birth
Gruppo: | Dö |
Titolo: | Astral: Death / Birth |
Anno: | 2017 |
Provenienza: | Finlandia |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 20:03 |
La prima cosa che ho pensato dopo aver scartato il disco dei Dö è stata: «Ma che bella copertina!». Potete ammirarla voi stessi qui accanto: è molto essenziale e con pochi fronzoli, eppure ben elaborata e studiata. La fase successiva è stata la ricerca di informazioni, per potervi meglio presentare questo gruppo proveniente dalla capitale finlandese, Helsinki, e molte cose mi hanno in qualche modo colpito. Tanto per cominciare, le definizioni che la band stessa dà alla propria musica sono varie: stoner, doom, sludge «with death/black metal twists here and there»; ma anche «we play döömer» e «astral death cult», che personalmente è quella che preferisco.
Altro particolare simpatico e assolutamente utile per chi non mastica vocali trve cvlt come appunto la «ö» e che più volte si è scoperto incapace di pronunciare nomi di canzoni, musicisti and so on è la presenza sulla pagina Facebook del link al sito forvo.com, su cui è possibile ascoltare la pronuncia corretta della parola — svedese — «dö», cioè «muori!».
Il gruppo è attivo dal 2007, ma la prima pubblicazione in studio risale ad appena tre anni fa. Il qui presente "Astral: Death / Birth" è la sua quarta fatica e il terzo EP, venti minuti oscuri e intensissimi per un totale di due tracce.
«This is the birth of time
Obey the lighted skies
For followers of sun
The journey's just begun»
Nella prima, "Astral Death", l'ascoltatore è totalmente investito da una scarica di sludge potente, di quello che ti fa tremare il petto e muovere la testa, fino a non farti sentire il collo. Gli accordi portanti sono pochi e tendono a ripetersi più volte, ma non posso assolutamente definirlo un pezzo noioso, perché se così fosse non starei ancora ad ascoltarlo per la quarta volta proprio ora, mentre scrivo. Si sentono influenze di giganti quali YOB e perfino OM, citati non a caso tra le influenze del gruppo.
Dopo la morte è possibile risorgere, a volte in una forma completamente diversa, ed è ciò che accade nel secondo pezzo, "Astral Birth". L'intro è pesantemente e lentamente scandita dalla batteria, mentre la voce intona una semplicissima litania di una sola nota. La chitarra ripete a lungo lo stesso arpeggio, prima di lanciarsi in un lungo assolo; dopo un ritorno alla struttura iniziale, il brano subisce poi una svolta non improvvisa, ma di certo repentina; cominciano così a mescolarsi e sovrapporsi distorsioni di vario tipo alla matrice sludge. Dal punto di vista vocale, siamo in territori piuttosto vicini al black metal e, in linea di massima, abbiamo davanti una traccia decisamente più articolata, che termina in feedback dopo aver pestato per dodici minuti.
"Astral: Death / Birth" è un lavoro breve tuttavia di ottima caratura, che al primo ascolto mi ha intrigata e al secondo catturata. Quello che succederà in futuro saprà dirvelo solo l'esausto lettore cd del mio computer.