DOOM:VS – Earthless
Ci ha messo sei anni, Johan Ericson, per tornare a farsi sentire con il suo progetto solista; sei anni in cui, forse per scelta, forse per costrizione, è rimasto un po’ a lato della scena musicale di cui ha fatto parte fin da giovanissimo. I suoi Draconian sono reduci da un solo album negli ultimi sei anni (A Rose For The Apocalypse, 2011) e l’etichetta cui si è sempre appoggiato in precedenza come Doom:VS, la compianta Firebox, ha chiuso i battenti, dunque è un estremo piacere ritrovarlo in Earthless nella sua solita, smagliante e inossidabile forma.
Anche per questo terzo disco Ericson si è occupato di tutto: scrittura di musica e testi, esecuzione di tutti gli strumenti, voci pulite, registrazione, produzione e con tutta probabilità anche della veste grafica (non è scritto da nessuna parte, ma visti i trascorsi e visto che manca un’indicazione che segnali altrimenti…). L’unico spazio lasciato ad altri è per il growl, questa volta non più appannaggio dello Svedese, ma di Thomas A.G. Jensen dei Saturnus. Questa maggiore “apertura” nei confronti di qualcun altro e una vena leggermente più melodica sono le uniche sensibili differenze tra il terzo album di Doom:VS e i suoi due illustri predecessori.
Earthless è un disco molto coerente, organico e affatto inaspettato: il doom-death di matrice melodica che contraddistingue il progetto fin da Aeternum Vale è rimasto invariato, esattamente come i testi pregni di spleen e struggente romanticismo. I riff si accompagnano perfettamente all’immaginario dell’opera, indirizzando verso sentieri freddi e malinconici, verso paesaggi desolati, sofferti e sofferenti, ma allo stesso tempo sempre delicati e a loro modo “dolci”. Una vena gothic da sempre connaturata all’operato di Ericson, tanto qui quanto nella sua band principale (ricordiamo che i Draconian hanno pubblicato un non-album attorno alla sola “She Dies”) pervade i sei brani di Earthless e si esprime al massimo in “Oceans Of Despair”, il cui unico riff in crescendo accompagna addirittura un ritornello con voce pulita.
La classe di un musicista che padroneggia il proprio genere di appartenenza come pochi altri è pienamente espressa in un disco che non fa altro che confermare l’abilità con cui da quasi vent’anni Ericson compone musica. Sofferta, malinconica, struggente e disperata musica per anime affamate di sentimenti.
Crushed by the waves
And thrown into the ocean’s throat
This vast sea will be my death
If only my heart could navigate