DOOMED – In My Own Abyss
Gruppo: | Doomed |
Titolo: | In My Own Abyss |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Germania |
Etichetta: | Solitude Productions |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 01:04:17 |
I Doomed sono il progetto solista del tedesco Pierre Laube, recentemente accasatosi con la Solitude Productions. L'etichetta russa ne ha rilasciato il secondo capitolo discografico "In My Own Abyss" e ne sta curando la riedizione del debutto "The Ancient Path".
Il death-doom metal proposto in questa uscita è consequenzialmente affine a quello esposto nel primo album, sia per ciò che concerne l'impatto che per ciò che riguarda esigenze melodiche e impostazione vocale; è quindi una evoluzione a piccoli passi quella che viene messa in atto dal musicista, partendo da basi consolidate. In fin dei conti le due produzioni sono state immesse in circolazione a distanza di una decina di mesi ed era quindi supponibile che i cambiamenti e le migliorie non potessero essere eccessivi, anche se si ha la sensazione di confrontarsi con una forma canzone ora più delineata, matura e fornita di una produzione ben più che soddisfacente.
"In My Own Abyss" è un monolite la cui colorazione grigia è varia, alcune sezioni sono più intense e cineree, altre maggiormente fascinose e perlacee. Ciò è dovuto alla scelta costante di coniugare un riffato inflessibile e granitico a un'esibizione melodica che sa sedurre, fondendo ai rallentamenti cavernosi che segnano indelebilmente il passaggio un growl disumano. È un decadere assoluto che non viene mai interrotto, non c'è un attimo di quiete o alcuna presenza femminile che da comparsa riesca a interrompere la sensazione perenne di essere sotto scacco: un'insidia si nasconde minacciosa dietro l'angolo pronta a farci male.
Non lasciatevi ingannare dall'andamento a fisarmonica del disco, compresso e devastante inizialmente, con "Downward" che in maniera evidente rappresenta l'incarnazione più rude e rocciosa interna alla scaletta, per poi via via tentare di scrollarsi di dosso quella pesantezza megalitica tramite un rafforzamento del settore atmosferico che conduce in direzione di territori più suggestivi ed evocativi; tale punto infatti non causa una rottura degli schemi, poiché non vi è uno stacco netto che ne garantisca l'avvenire. È un progredire stabilizzato e mantenuto su di una cadenza emotiva ben precisa, lo si nota nel percorso segnalato da stazioni importanti quali "Alone We Stand" e l'accoppiata pre-conclusiva composta da "Restless" e "Leave", che ci consegnano la chiusura dell'album con il contraltare ideale della traccia posta in apertura, "Ах Ты, Степь Широкая" ("Oh You, Wide Steppe…"), cover di una canzone folk tradizionale russa.
Le premesse per costruire un futuro che dia visibilità al nome Doomed ci sono davvero tutte: il supporto di una fra le migliori etichette del settore e due produzioni che vale la pena conoscere giocano nettamente a favore di Pierre Laube. Riuscirà anche a portare la sua creatura in giro dal vivo? Vedremo, sarebbe una mossa indovinata e che gli garantirebbe ulteriori riscontri da cui trarre vantaggio. Augurandoci quindi di poter presto ascoltare un nuovo capitolo targato Doomed, vi consiglio vivamente di incrociare la vostra strada con quella dell'artista tedesco.