DR. GORE – Rotting Remnants
Gruppo: | Dr. Gore |
Titolo: | Rotting Remnants |
Anno: | 2011 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: 27:55 |
I Dr. Gore sono una delle realtà fra le più goderecce del panorama brutale italico. Dopo aver prodotto nel 2008 l'album di debutto "Rigore Mortis" alquanto efferato e ispirato, non rimaneva a noi amanti dei cavernicoli, dei maiali incazzati e della batteria a manetta che attenderne il successore e il finire di uno degli anni più sfigati della società Italia c'ha lasciato almeno qualcosa di buono: "Rotting Remnants".
Pura violenza omicida, un attacco sferrato dal miglior Hannibal Lecter coadiuvato dall'incubo impersonificato in Freddy Krueger con a seguito una caterva di schiavi zombie pronti a strapparvi le carni, scenario apocalittico? Da film horror? E cosa avreste voluto dalla band capitolina se non questo?
La vecchia scuola di gente come i Mortician è di sicuro fra le ispirazioni più limpide, abbiamo però a che fare con un disco che suona decisamente pulito, impatta in velocità al pari di una lama tagliente e allenta la presa come farebbe un provetto strangolatore, vi lascerebbe quel momento d'aria, quella piccola speranza per poi infrangerla con una stretta ancor più decisa sino a spezzare definitivamente la vita.
Non pensate male però, non è una corsa dritto per dritto ciò che i Dr. Gore hanno realizzato, i numerosi stop'n'go e le dinamiche varie della batteria di Marco Romano apprezzabili in brani come "Tools Of Torture", "Goreland" e "Night Of The Living Dead", l'uso pregevole della voce primitiva alternata con brevi incursioni in squeal dell'accoppiata Alessio Pacifici (basso) e Marco Acorte (chitarra), le aperture affidate in più circostanzedi giusta regola al sample horrorifico che sembra urlare NON APRITE QUELLA CAZZO DI PORTA e l'interessante fatto di possedere al proprio interno una trilogia ("Corpse Trilogy" che potrebbe essere inserita nel curriculum dei migliori seguaci di film in stile "Re-Animator" dati i semplici passaggi: "Butchered" macellare, mi raccomando le misure, "Autopsy", studiare per bene il soggetto, e "Reborn" via con la fase di sperimentazione quindi ri-assemblaggio e nuova vita) sono stati elaborati, composti e incastonati in modo da rendere "Rotting Remnants" un lavoro equilibratamente violento, schizzato ma decisamente professionale.
L'ultimo punto, la professionalità, viene affermata anche dalla produzione che si distacca da quelle caotiche o estremamente laccate trovando una via di mezzo che favorisce l'esplosione delle tracce pur presentando un basso che come spesso accade finisce per rimanere un po' sotto travolto dalle bordate.
È un album simile che mi fa venire voglia di rispolverare la vecchia Playstation e il primo capitolo di "Resident Evil", d'infilare nel videoregistratore (sì ce l'ho ancora) un bel film in VHS invitandomi gentilmente, come farebbe la motosega-braccio di Bruce Campbell nell'ilare "The Army Of Darkness", a godermi l'orrore senza sovrastrutture violence to violence, perché diciamocelo, questa brutalità può divertire e io con "Rotting Remnants" mi sto divertendo un sacco. Ah, ovviamente l'acquisto è straconsigliato.