DR. GORE – Rotting Remnants | Aristocrazia Webzine

DR. GORE – Rotting Remnants

 
Gruppo: Dr. Gore
Titolo:  Rotting Remnants
Anno: 2011
Provenienza:  Italia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Maggots Under Skin
  2. Tools Of Torture
  3. Gore Surgery
  4. G.O.M.B. (Gore Obsession Of Mutilated Bodies)
  5. Spermatozombie
  6. Goreland
  7. Slaughterhouse
  8. Night Of The Living Dead
  9. Butchered
  10. Autopsy
  11.  Reborn
DURATA: 27:55

I Dr. Gore sono una delle realtà fra le più goderecce del panorama brutale italico. Dopo aver prodotto nel 2008 l'album di debutto "Rigore Mortis" alquanto efferato e ispirato, non rimaneva a noi amanti dei cavernicoli, dei maiali incazzati e della batteria a manetta che attenderne il successore e il finire di uno degli anni più sfigati della società Italia c'ha lasciato almeno qualcosa di buono: "Rotting Remnants".

Pura violenza omicida, un attacco sferrato dal miglior Hannibal Lecter coadiuvato dall'incubo impersonificato in Freddy Krueger con a seguito una caterva di schiavi zombie pronti a strapparvi le carni, scenario apocalittico? Da film horror? E cosa avreste voluto dalla band capitolina se non questo?

La vecchia scuola di gente come i Mortician è di sicuro fra le ispirazioni più limpide, abbiamo però a che fare con un disco che suona decisamente pulito, impatta in velocità al pari di una lama tagliente e allenta la presa come farebbe un provetto strangolatore, vi lascerebbe quel momento d'aria, quella piccola speranza per poi infrangerla con una stretta ancor più decisa sino a spezzare definitivamente la vita.

Non pensate male però, non è una corsa dritto per dritto ciò che i Dr. Gore hanno realizzato, i numerosi stop'n'go e le dinamiche varie della batteria di Marco Romano apprezzabili in brani come "Tools Of Torture", "Goreland" e "Night Of The Living Dead", l'uso pregevole della voce primitiva alternata con brevi incursioni in squeal dell'accoppiata Alessio Pacifici (basso) e Marco Acorte (chitarra), le aperture affidate in più circostanzedi giusta regola al sample horrorifico che sembra urlare NON APRITE QUELLA CAZZO DI PORTA e l'interessante fatto di possedere al proprio interno una trilogia ("Corpse Trilogy" che potrebbe essere inserita nel curriculum dei migliori seguaci di film in stile "Re-Animator" dati i semplici passaggi: "Butchered" macellare, mi raccomando le misure, "Autopsy", studiare per bene il soggetto, e "Reborn" via con la fase di sperimentazione quindi ri-assemblaggio e nuova vita) sono stati elaborati, composti e incastonati in modo da rendere "Rotting Remnants" un lavoro equilibratamente violento, schizzato ma decisamente professionale.

L'ultimo punto, la professionalità, viene affermata anche dalla produzione che si distacca da quelle caotiche o estremamente laccate trovando una via di mezzo che favorisce l'esplosione delle tracce pur presentando un basso che come spesso accade finisce per rimanere un po' sotto travolto dalle bordate.

È un album simile che mi fa venire voglia di rispolverare la vecchia Playstation e il primo capitolo di "Resident Evil", d'infilare nel videoregistratore (sì ce l'ho ancora) un bel film in VHS invitandomi gentilmente, come farebbe la motosega-braccio di Bruce Campbell nell'ilare "The Army Of Darkness", a godermi l'orrore senza sovrastrutture violence to violence, perché diciamocelo, questa brutalità può divertire e io con "Rotting Remnants" mi sto divertendo un sacco. Ah, ovviamente l'acquisto è straconsigliato.