"Modern Mirror", l'eterea novella d'amore dei Drab Majesty

DRAB MAJESTY – Modern Mirror

Gruppo: Drab Majesty
Titolo: Modern Mirror
Anno: 2019
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Dais Records
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TRACKLIST

  1. A Dialogue
  2. The Other Side
  3. Ellipsis
  4. Noise Of The Void
  5. Dolls In The Dark
  6. Oxytocin
  7. Long Division
  8. Out Of Sequence
DURATA: 42:47

Oggi non si parlerà di sludge, né tanto meno di hardcore o noise rock. Infatti, da un mese a questa parte, per non so quale congiunzione astrale, ciò di cui mi sono trovato a trattare in questa sede può essere riassunto nei tre generi musicali esposti poco sopra. Stavolta si cambia musica: si mettono da parte distorsioni e urla strazianti, per far spazio all’etereo e al sognante, cullati dall’ars elettronica dei Drab Majesty.

Questo duo statunitense è attivo dal 2012 e vanta una discografia composta da tre album e un EP, che gli hanno regalato una meritata (seppur relativamente limitata) notorietà. Modern Mirror mi si è presentato quasi per caso e ha impiegato ben poco per rapirmi. La miscela tra darkwave vecchia scuola, echi post-punk ed eteree melodie sospese tra shoegaze e new wave rende il disco uno dei migliori esempi di musica elettronica degli ultimi tempi.

Il sottofondo tematico dell’album è una originale rivisitazione del mito greco di Narciso, il quale finì per perdere il senno dopo essere rimasto stregato dal proprio riflesso nell’acqua. Questo orizzonte concettuale ha riscontri anche sul piano estetico, in particolar modo nella presenza scenica di Andrew Clinco e Alex Nicolaou, che si mostrano come bianchi manichini dalle sembianze androgine e dall’eccentrico abbigliamento; un chiaro riferimento alla statuaria greca e al tema dell’androginia, che per l’antichità classica assume un valore molto importante (in particolar modo sul piano spirituale, basti pensare al mito narrato da Platone nel Simposio).

Il tema dell’ossessione verso se stessi e verso il prossimo, uno dei mali più grandi della nostra società digitalizzata, viene decostruito e scandito da sintetizzatori ipnotici e riff riecheggianti, con una delicatezza che colpisce nel profondo. Accennando brevemente al cantato, esso contribuisce, con la sua andatura lineare e profonda, a rendere la narrazione stabile e coerente, abbandonandosi raramente a cambi di registro netti (come su “Out Of Sequence”, dove mi ha ricordato immediatamente lo stile di Andrew Eldritch dei The Sisters Of Mercy).

Al di fuori del comparto tecnico, ciò che rende Modern Mirror un album imperdibile è la sublime eleganza con cui varie dinamiche della vita sociale (e dei rapporti sentimentali, nello specifico) vengono presentate all’ascoltatore, che è spinto a riflettere su piccole ma tremende inezie della vita di tutti i giorni. Come su “Ellipsis”, dove nella stasi creata dai sintetizzatori e dalla drum-machine ci rendiamo conto dell’artificialità dei modi di comunicare i nostri sentimenti: «Two modern minds won’t say what they want to / To push a button in real time […] Then I watch you write / You’re still saying nothing / Nothing at all». O come su “Noise Of The Void”, nella quale il sentimento che emerge, nutrito dal ritmo lento e melanconico, è la pura malvagità del mondo digitalizzato e della connessione ossessiva prodotta dalla rete, che di fatto si rivela come un vuoto che annichilisce: «Surrounded by reactive eyes / Mass reaction sadness / Satan hides no more […] You walked right into the web […] Listen to the noise of the void / There’s a message in it for you».

Penso che sia giunto il momento di fermarmi, per evitare a colui che legge di rovinarsi un viaggio musicale e concettuale che raramente (soprattutto negli ultimi anni) capita di intraprendere. Ascoltare Modern Mirror sarà come ritrovarsi cullati da voci angeliche e, allo stesso tempo, udire bisbigli di demoni insidiosi ed evanescenti, ma non per questo irreali. Sensazioni e brividi che risultano essere sintomi dell’ascolto di un’opera matura che, a mio parere, impiegherà poco tempo per diventare imprescindibile.