DRAWN INTO DESCENT – Drawn Into Descent
Immortal Frost Productions gioca in casa con i connazionali Drawn Into Descent, band black metal proveniente da Mechelen, nella regione belga delle Fiandre, fondata nel 2013 e composta da B. (chitarra e voce), V. (batteria), J. (chitarra solista) e G. (basso).
Il quartetto guarda stilisticamente all’Australia per bagnare il proprio black metal nel post-rock e diffondere così sensazioni struggenti e malinconiche, in un continuum di atmosfere fra Austere e Woods Of Desolation, passando per accenni di Pestilential Shadows. Non si arriva mai però ai livelli di saturazione emotiva dei secondi citati, poiché i Nostri preferiscono incupire gli scenari grazie alle influenze doom di alcune ritmiche. I brani possiedono tutti durate importanti e lunghe fasi strumentali, mentre qua e là emergono di volta in volta rimandi ai classici norvegesi (“The Realm Of Unbecoming” parla distintamente di Darkthrone), elementi puramente depressive come l’arpeggio iniziale di “Solitude” o i vari stacchi acustici e ancora qualche cenno ricollegabile al filone shoegaze.
A livello di produzione, il suono è più profondo e potente rispetto alla media delle uscite del filone atmosferico, moderno pur senza eccessi di brillantezza, e con un basso vivido. Anche la voce infine è l’ennesimo esempio della volontà del gruppo di vivere fra due mondi: pur rappresentando la costante estrema, lo scream di B. è sempre controllato, più un urlo (modulato) nel senso stretto del termine che un folle rantolo alla maniera del depressive-suicidal.
Per qualunque ascoltatore smaliziato sarà difficile rimanere a bocca aperta ascoltando Drawn Into Descent, dal momento che le soluzioni utilizzate sono comunemente note (per esempio la preferenza per la dilatazione del pathos piuttosto che la creazione di climax emotivi) e lo stile ampiamente sdoganato, tuttavia il fatto che sia dotato di un buon bilanciamento che evita eccessivi addolcimenti è un punto a favore nel panorama attuale. Personalmente ritengo che questo filone abbia come unica pecca quella di perdere di incisività sul lungo corso (sia all’interno del singolo pezzo che di un album), come confermano questi quarantacinque minuti, comunque affatto disprezzabili e decisamente onesti: ascoltateli sulla pagina Bandcamp dell’etichetta e giudicate.