Dream Unending - Song Of Salvation | Aristocrazia Webzine

DREAM UNENDING – Song Of Salvation

Gruppo: Dream Unending
Titolo: Song Of Salvation
Anno: 2022
Provenienza: USA
Etichetta: 20 Buck Spin
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TRACKLIST

  1. Song Of Salvation
  2. Secret Grief
  3. Murmur Of Voices
  4. Unrequited
  5. Estatic Reign
DURATA: 43:39

C’è un aggettivo che ho letto nella recensione di Pitchfork di Song Of Salvation, il nuovo album dei Dream Unending: discorsivo. Il secondo lavoro di Derrick Vella (basso e chitarra) in coppia con Justin DeTore (batteria e voce) si distanzia dal suo predecessore Tide Turns Eternal, proprio in una maggior tendenza ad ampliare, approfondire e sviluppare tutta una serie di spunti e suggestioni che invece nel debutto rimanevano più abbozzate e indefinite.

Non è passato neanche un anno tra i due album, eppure Song Of Salvation suona altrettanto urgente e necessario, e allo stesso modo più definito e strutturato. Se Tide Turns Eternal era un’opera impressionista, in cui era chiarissimo cosa i musicisti volessero comunicare, ma i suoi contorni erano nebulosi, Song Of Salvation è un lavoro romantico, vagamente più didascalico fin dal titolo e dalla copertina, e anche più definito sia a livello di songwriting che testuale. Vella continua a comporre arpeggi delicatissimi lontani anni luce dalla violenza e dalle atmosfere malsane dei Tomb Mold, mentre DeTore, che continua a non usare blast beat in nessun caso, con la batteria dà una profondità e una cadenza che a tratti possono ricordare gli Shape Of Despair più melodici, mentre con il growl va a scavare nei più reconditi anfratti dell’animo umano. Ci sono poi echi di scuola Draconian che si accentuano quando in “Estatic Reign” McKenna Rae fa capolino tra i riverberi con la sua voce eterea.

Le coordinate sonore non sono quindi cambiate molto dall’anno scorso, ma a variare è proprio la concretezza dei componimenti, e se quello del 2021 era un lavoro di pura sensazione, senza alcun obiettivo preciso, Song Of Salvation ha invece ben chiara la potenzialità dei propri mezzi e l’obiettivo da raggiungere. Il messaggio che i Dream Unending vogliono veicolare attraverso questo doom così riverberato e immaginifico, che loro stessi chiamano dream doom, è sempre di speranza, di fioca luce in fondo al tunnel di sofferenza che è la vita di tutti i giorni.

Anche stavolta l’intero disco è stato scritto a distanza, con Vella ai Boxcar Sound Recording di Hamilton, in Ontario, e DeTore al Solomon’s Temple, in Pennsylvania, nelle mani di Arthur Rizk. Rizk, già membro di Eternal Champion e Sumerlands, come per Tide Turns Eternal si è anche occupato di missaggio e masterizzazione, aggiungendo un altro titolo di pregio al suo già vastissimo curriculum. La costruzione dei brani da remoto li ha resi liberi di fluire, in uno scambio di idee senza limitazioni tra i due musicisti, e questo ha permesso a Vella di continuare a sperimentare linguaggi espressivi diversi con la sua chitarra, ancora una volta mettendo in luce forti influenze darkwave, post-punk e shoegaze.

La copertina, appannaggio dell’ottimo Benjamin Vierling, visto al lavoro tra gli altri con Forlesen e Spectral Lore, rappresenta — forse — il protagonista di Tide Turns Eternal e la sua ricerca della salvezza, che questa volta ha caratteri meno foschi e imperscrutabili che in passato. Chissà che non riesca a raggiungerla.