DREAM UNENDING – Tide Turns Eternal
Per quanto suonare death metal abbia dato diverse soddisfazioni, a un certo punto Justin DeTore (Innumerable Forms, batteria e voce) e Derrick Vella (Outer Heaven e Tomb Mold, chitarra e basso) devono aver sentito il bisogno di una valvola di sfogo che permettesse di mettere da parte l’estremismo sonoro per provare a esplorare altri mezzi di espressione e influenze, pur rimanendo comunque legati al mondo del metal. Il prodotto di questo processo di scrittura è uscito sul finire dell’anno scorso sotto il nome di Dream Unending, un nome che si rivela propizio: la musica contenuta nel primo album Tide Turns Eternal possiede le qualità di un sogno, un flusso di immagini senza un inizio e una fine ben definiti, dove si alternano momenti punteggiati da diverse colorazioni emotive che vanno ben oltre lo spettro normalmente proposto dal doom.
Tide Turns Eternal prende My Dying Bride, Paradise Lost e soprattutto Anathema, preferendo espanderne il discorso verso lidi sempre più acidi, a tratti quasi astratti, piuttosto che puntare sulla pesantezza. In altre parole, i momenti nei quali l’oscurità doom la fa da padrona non servono a rievocare solo la triste decadenza tipica del genere, ma costituiscono un’ombra che si intrufola nel processo onirico, una minaccia vaga, che manca di concretezza. Non si tratta quindi semplicemente di qualcosa di non identificato che proviene dall’esterno, ma di una serie di elementi indeterminati, enigmatici, che risuonano con il mondo interiore di chi ascolta. Sebbene sia evidente a qualsiasi ascoltatore del genere che i Dream Unending suonano a tutti gli effetti death-doom, non sfuggirà a nessuno quanto la musica del duo sia stata pesantemente influenzata da idee esterne al circuito metal, provenienti invece dalla psichedelia, dal dream pop e dal rock alternativo. Proprio in questo aspetto risiede il segreto dell’originalità di Tide Turns Eternal: non puntando tutto sulla pesantezza e sulla melancolia, i brani attraversano diversi stati d’animo tramite la ricerca musicale e all’uso pesante di effettistica, raggiungendo spesso sonorità inaspettate per una proposta del genere.
Nonostante la natura dell’album favorisca un ascolto dall’inizio alla fine che ne mantenga il messaggio completo, credo che ci siano alcuni brani che vale la pena segnalare in quanto risultano appaganti anche ascoltati separatamente. Tra questi rimane impressa l’accoppiata composta da “In Cipher I Weep” e “The Needful”, due tracce che si muovono sul sottile limite che sussiste tra l’angoscia esistenziale e quella di un bad trip, oppure la sorpresa conclusiva “Tide Turns Eternal”, che ha il compito di chiudere il discorso e che propone anche delle parti di cantato femminile, coronando così il messaggio spirituale intrinseco nell’opera.
Il debutto dei Dream Unending è il prodotto di una ricerca musicale voluta, con lo scopo di realizzare un disco doom diverso: secondo quanto dichiarato in un’intervista a Decibel, Tide Turns Eternal è stato creato con l’intenzione di capovolgere le aspettative delle persone che si aspettano tematiche deprimenti da una band doom metal. Al contrario qui la ricerca personale vuole porsi delle domande e ritrovare il contatto con le proprie sensazioni, indagando la propria spiritualità, insomma un messaggio positivo di speranza e di affermazione della vita.