DROUGHT – Rudra Bhakti | Aristocrazia Webzine

DROUGHT – Rudra Bhakti

Gruppo: Drought
Titolo: Rudra Bhakti
Anno: 2016
Provenienza: Italia
Etichetta: Avantgarde Music
Contatti: Facebook  Bandcamp  Spotify
TRACKLIST

  1. Suryanamaskara (Entering The Gate Of The Raging Sun)
  2. Fire Breating (Urdva Kundali Arise)
  3. Reveal The Unlight (Sudden Awareness)
  4. Collapse Of Maya (Transfiguration Of The Warrior)
DURATA: 24:27

Rudra: l’Urlatore, la divinità vedica che nel corso dei secoli sarebbe poi confluita nel moderno Shiva, portatore di distruzione, ma che originariamente era associata ai fenomeni dei venti e delle tempeste, oltre che protettore della caccia. Bhakti: l’aspetto di devozione e amore per il divino, di partecipazione al momento spirituale. L’induismo permea le due facce della medaglia che è l’esordio assoluto dei Drought, formazione italiana di cui non si sa nulla, se non che ha origini sarde.

I temi affrontati sono piuttosto inconsueti, soprattutto in terra nostrana, quindi già per sola curiosità la formazione di casa Avantgarde desta interesse: va da sé che il riferimento più immediato sono i Cult Of Fire di Ascetic Meditations Of Death, ma i Nostri approcciano la sfera spirituale induista con dei risultati molto meno melodici e ben più spigolosi e complessi della formazione ceca. Anzi, non mi stupirei se in casa Drought i Terra Tenebrosa fossero un ascolto ricorrente, vista la naturalezza con cui i suoni vengono distorti, le strutture vengono violentate e le orecchie vengono stuprate nota dopo nota, nella perenne ricerca del contrasto tra meditazione e violenza, furia e raccoglimento, in un percorso che inizia «superando i cancelli del sole furente» e si conclude con la «transmutazione del guerriero». L’EP si compone di quattro tracce che tuttavia acquistano senso se ascoltate in continuità, completando appunto il percorso di purificazione figurato rappresentato da Rudra Bhakti, per una mezz’ora scarsa di suoni freddi, infiltrazioni rumoristiche e dark ambient tra un blast beat e l’altro e accompagnati da riff che sterzano, deviano e faticano ad andare diritti.

Sarebbe sicuramente interessante approfondire l’aspetto testuale del lavoro dei Drought, purtroppo i versi di Rudra Bhakti non sono stati pubblicati, precludendoci per il momento la possibilità di comprendere appieno i concetti eruttati nel microfono. Tolto questo neo, però, l’EP ha tutte le carte in regola per essere promosso a pieni voti sotto qualsiasi aspetto, tanto che adesso ci si aspetta molto dall’album, che speriamo non tardi ad arrivare. Ascolto obbligato per chi vuole fottersi il cervello ascendere a un’altra dimensione attraverso yoga, tantra e meditazione orientale.