DUSK OF DELUSION – (F)unfair | Aristocrazia Webzine

DUSK OF DELUSION – (F)unfair

 
Gruppo: Dusk Of Delusion
Titolo: (F)unfair
Anno: 2018
Provenienza: Francia
Etichetta: Fantai'Zic Productions
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TRACKLIST

  1. Insanity
  2. White Words
  3. Strings On Your Arms
  4. The JugglerAll
  5. You Can SeeSiamese
  6. Versatility
  7. Sharpest Cards
  8. Fortune Teller
  9. Casanova
  10. The Sideshow Attraction
  11. Wooden Horses
  12. Take Me
DURATA: 53:39
 

Partiamo del presupposto che non sono sicuramente la persona più adatta a parlare di questo album, ma il lavoro grafico a tema circense mi ha convinto a tentare l'impresa. Con mio sommo dispiacere, i riferimenti a quel mondo si fermano alla copertina e a qualche metafora utilizzata nei testi, mentre la maggior parte della musica mantiene le distanze da pagliacci e giocolieri.

Mettendo da parte le mie aspettative infrante nel giro di pochi minuti, "(F)unfair" rappresenta l'esordio dei Dusk Of Delusion, band francese il cui chitarrista Matthieu Morand è già passato su queste pagine grazie ai suoi Akroma. In questo caso, la proposta è ampiamente diversa, dimenticando completamente estremismi e orchestrazioni in favore di sonorità decisamente moderne. I dodici brani del disco si basano per la maggior parte su un Groove Metal melodico dal quale di tanto in tanto emergono tendenze Nu Metal e -core; roba da puristi del Metallo, insomma. Il maggiore punto di forza di "(F)unfair" è la sua capacità di giocare su elementi sempre diversi, evitando di stravolgere la formula, assestandosi quindi sulla giusta dose di eterogeneità che riesce a rendere le tracce riconoscibili e non eccessivamente dispersive. A partire dall'inevitabile headbanging causato da "Insanity" fino ad arrivare agli accenni Grunge di "Take Me", si attraversa una discreta varietà musicale che passa dai ritornelli orecchiabili di "Strings On Your Arms" e "All You Can See" come dai ritmi trascinanti di "Casanova" e "Sharpest Cards", senza tralasciare le atmosfere minacciose di "The Sideshow Attraction" e la nota melodia di "The Juggler", pressoché l'unico elemento estratto dall'universo circense.

A rendere ancora più efficace la proposta è l'abilità dei musicisti, in particolare per quanto riguarda le chitarre e il basso, meritatamente messo in evidenza dal missaggio, la cui buona prestazione è evidente ad esempio in "White Words". Tutto ciò, insieme alla solida base fornita dalla batteria, genera un sound compatto e aggressivo al punto giusto.

La voce è l'unica nota solo in parte dolente, in quanto non sempre convincente nei frangenti meno spinti; tuttavia, la scelta di spaziare tra uno stile pulito e urla rabbiose, sfruttando anche le diverse sfumature nel mezzo, risulta una scelta vincente da arricchire in futuro pure con l'ausilio delle voci secondarie già discretamente inserite.

Tutto sommato, "(F)unfair" è un debutto più che dignitoso, capace di intrattenere e di offrire un ascolto gradevole per tutta la sua durata. Di certo, rimane la mia delusione per la quasi totale assenza di elementi circensi, ma per essere un album di un genere che non apprezzo così tanto non posso dire di esserne rimasto insoddisfatto.