ECHOE – Echoe
Gruppo: | Echoe |
Titolo: | Echoe |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Polonia |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 52:42 |
Si parla continuamente di una scena musicale che decade, di un mondo artistico in crisi di vendite e volontà, eppure chi segue siti come il nostro avrà potuto constatare che non è proprio così. Il mainstream probabilmente risente di una assenza quasi totale di contenuti, mentre l'underground potrà anche arrancare per mancanza di fondi, ma la volontà di far musica e produrre ciò che si ama con passione non è mai venuta meno, ha forse soltanto faticato nel mettere la testa fuori da un recinto fatto di soluzioni pre-impostate che ritorna ciclicamente a ostacolarne il vissuto, questo sì.
Il rock è probabilmente l'arma più potente e duttile che l'arte in note possieda, domarlo è impossibile, farlo morire non se ne parla, non esistono barriere linguistiche né carenze strumentali che possano frenarlo, che una band sia inglese o del Bangladesh sono ritmo e dedizione frequentemente a fare la differenza.
Da un territorio a noi notissimo per la sua folta presenza metallica arrivano gli Echoe. La formazione polacca ha atteso il 2012 per pubblicare il primo disco eponimo, registrato e a quanto sembra già pronto sul finire del 2010. Come si presentano questi musicisti? Con un album affascinante e vario, la loro miscela sonora è decisamente ampia, attinge da frequenze progressive, psichedeliche, funky e grunge, racchiuse in oltre cinquanta minuti di musica che si espone in un paio di occasioni ad alcuni dejà-vu causati dalle influenze palesi di artisti quali Pink Floyd, Faith No More e derivati dai progetti di Patton, Pearl Jam e R.H.C.P. (ovviamente vecchi); e ne potrei aggiungere altri ancora quali Dream Theater, Meat Puppets, Jeff Buckley, Pj Harvey e Crush Test Dummies (qualcuno li ricorderà, divennero famosissimi per la canzone "Mmm Mmm Mmm Mmm"). Tutti questi nomi sono ben assortiti e gli Echoe sono abili nell'evitare di divenire una mera raffigurazione in formato collage dei gruppi nominati. La loro personalità è infatti presente, non dirompente tuttavia in quantità sufficiente per spezzare il legame che frequentemente rende asserviti album così voluminosi a coloro che ci sono già stati.
"Echoe" all'ascolto pare tutto fuorché una prova d'inizio carriera, è particolarmente adulto nel suo modo di connettersi con chi vuole riceverne il contenuto. La prestazione strumentale e compositiva sottolinea la bravura della band nel farsi coinvolgere da più di uno stile per volta, mantenendo sempre intatto il bandolo della matassa sia negli episodi altamente carichi di pathos emotivo — è fantastico il brillare malinconico retrò emesso da "Captive" — sia nelle situazioni in cui fa la sua comparsa un delirante desiderio di divertirsi, pur se la situazione rimane comunque rilassata, e in questo caso un pezzo in stile Indiana Jones è perfetto per rappresentarlo.
L'altalena di emozioni con la quale si dilettano è seducente, alquanto fruibile in molteplici circostanze: un pezzo brioso e capace d'iniettare buon umore qual è "Stoned Dog" bluesy — dal basso pulsante e condito dal suono dell'hammond — trova il suo naturale contraltare nel grigiore malinconico di un "Feats Divine" nel quale condividono lo spazio momenti metallizzati e altri acustici; le vibrazioni scoppiettanti dell'apertura dall'alto tasso funky "Kornishawn" sono contrastate piacevolmente dall'atmosfera da ballata di "And Now…" che si propaga infettando anche la successiva agrodolce "…The Statue Burns", orientata a favorire le sensazioni cupe del suono di Seattle.
Quello degli Echoe è un meccanismo che gira alla perfezione, oliato a dovere e che con tutta probabilità, pur possedendo dei mezzi utili anche a farsi largo nel settore radiofonico o di larga scala (penso a Mtv), proprio per le sue fattezze in parte da elucubrazione e una dimensione commerciale molto anni Novanta difficilmente verrebbe apprezzato dal popolo della musica da fast food.
Non mi dilungherò oltre, giusto il tempo di porgere i miei complimenti al cantante e chitarrista Michal Szablowski, la cui prova dietro al microfono è fra le migliori che abbia avuto modo di ascoltare ultimamente: è sempre sul pezzo e veramente bravo nel modulare l'impostazione delle linee in maniera tale da entrare in contatto con lo stile a cui in quel frangente sta dando voce.
In un periodo nel quale il modello rock alternativo da Virgin Radio e le baracconate pseudo intellettualoidi sembrano non mollare la carovana dei vincenti, per nostra fortuna c'è ancora chi s'impegna nel dar vita ad album audaci, composti con perizia e che fanno trasparire l'esistenza di un cuore pulsante che batte nelle loro note; gli Echoe sono tutto questo. Consigliati non solo a chi ama il rock, bensì a tutti coloro che amano la buona musica.