ECHOES OF THE MOON – Entropy
Gruppo: | Echoes Of The Moon |
Titolo: | Entropy |
Anno: | 2015 |
Provenienza: | U.S.A. |
Etichetta: | Avantgarde Music |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 71:44 |
Echoes Of The Moon è una one man band ambiziosa, che si propone di creare una miscela esplosiva di black metal, doom, ambient e un tocco di drone. Il progetto, che ha origine in Indiana e fa capo al giovane polistrumentista Brock Tatich, arriva con "Entropy" al secondo album in due anni e presenta un artista di talento, dalle idee molto chiare e dalle indubbie doti compositive.
Sebbene la matrice e i riferimenti cardine di Brock siano precisi ed evidenti, e vadano ricercati in un certo black metal di stampo depressive, con l'innegabile influenza della scena cascadica, la capacità di scrivere componimenti dalla durata importante senza che questi risultino tediosi o ripetitivi è una dote senz'altro rara. Credo che la definizione post-black, che vuol dire tutto e nulla, possa calzare, ma il consiglio è di ascoltarlo senza preconcetti per poterlo gustare al meglio. L'arma più tagliente che gli Echoes Of The Moon mettono in mostra è senza dubbio l'atmosfera rarefatta e malinconica che il Nostro è in grado di creare con pochissimi tocchi di sei corde, sia quando viene usata una chitarra distorta e solista, sia quando viene usata in acustico.
Nel susseguirsi dei brani emerge la giusta dose di varietà: se l'apertura "Entropy" è giustamente tirato e di matrice black metal per colpire l'ascoltatore fin da subito, i successivi "Cognitive Dissonance" e "The Tower Of Babel" sono più melodici e depressivi, fondando la propria struttura sul costante movimento delle chitarre soliste; essi mettono in luce la grande abilità del compositore sia a livello puramente strumentale che a livello di registrazione. La qualità della produzione è infatti di tenore molto alto, se si considera che è un album casalingo al cento per cento.
Nel suo prosieguo il disco mostra altre soluzioni stilistiche, che riescono a dare movimento e a tenere alta l'attenzione dell'ascoltatore, nonostante la lunghezza dell'opera: nel finale di "Ideologue" appare per la prima volta il volto più psichedelico dell'autore, mentre la successiva "Adaptation" si apre con inattese atmosfere ambient dal sapore quasi etnico e — nonostante non sia la canzone più lunga di "Entropy" — si rivela sicuramente la più completa e varia. "Acceptance" coglie alla sprovvista grazie al canto in pulito (non esattamente eccelso, ma ci si passa sopra facilmente) e alla chitarra acustica, "All Is Good" invece, per contrappeso, torna su atmosfere squisitamente cascadiche.
"Find The Silence", traccia in cui ambient e chitarra acustica vanno a braccetto per aprire la strada al riff finale, chiude un disco di grande valore, che prontamente la nostra vigile Avantgarde Music ha scelto di distribuire. Sentiremo nuovamente parlare degli Echoes Of The Moon, ne sono certo.