ECNEPHIAS – Seven – The Pact Of Debauchery
Reduci da un importante cambio di formazione che ha ridotto i propri membri da cinque a tre, gli Ecnephias pubblicano il loro settimo album celebrando questo numero importante nella numerologia e nell’esoterismo con il titolo Seven – The Pact Of Debauchery. Mancan e soci non si sono fermati di fronte all’abbandono dello storico tastierista Sicarius Inferni e del bassista Khorne, riorganizzandosi e assegnando il ruolo del primo al chitarrista Nikko e quello del secondo al leader.
Le nove tracce di questa nuova uscita risultano complessivamente più omogenee rispetto al precedente The Sad Wonder Of The Sun, senza che questo limiti in alcun modo la creatività della band, ancora una volta orientata verso le sonorità gothic. Seven è facilmente definibile come un classico album degli Ecnephias, da intendersi in senso positivo: gli alfieri del metal mediterraneo all’italiana hanno ormai plasmato un sound facilmente riconoscibile, dove l’avvicendarsi di growl e cantato pulito di Mancan è ormai uno dei tratti distintivi insieme alla calda oscurità che pervade le composizioni.
La teatralità con cui il cantante interpreta i testi è anche in questo lavoro un elemento di primaria importanza, specialmente nel tributo alle creature della notte “Vampiri” e in “Il Divoratore”, nella quale prende vita un intreccio di erotismo ed esoterismo. Al di fuori di questi due episodi e di “Rosa Mistica”, il resto dei brani contiene testi in inglese e tratta tematiche che vanno dalla fiera sfrontatezza di “Without Lies” a una romanticizzazione della figura del clown, portatore di sorrisi seppur impossibilitato a raggiungere la vera felicità. Questa vena cupa e malinconica si riflette anche negli aspetti musicali, dove tastiere tenebrose e chitarre acustiche creano sensazioni dai toni scuri e ammalianti; la musica degli Ecnephias rimane ancora una volta semplice e di facile presa, ma riesce ad affascinare affiancando a queste atmosfere una solida base metal — spesso di matrice heavy — fatta di riff vigorosi e orecchiabili e tempi medio-lenti.
Dicevamo che Seven è un disco meno eterogeneo — al netto comunque di una discreta varietà compositiva — rispetto al suo predecessore, tuttavia non manca qualche piccola sorpresa. “Rosa Mistica” e “The Clown” includono al loro interno una piccola dose di sonorità elettro-industrial, con la prima che suona quasi meccanica e metallica in alcuni frangenti e la seconda che sfrutta un sintetizzatore di natura chiaramente elettronica. Anche il comparto ritmico presenta qualche elemento inaspettato: l’apertura di “Il Divoratore” è affidata a percussioni ancora una volta industriali, mentre quelle di “Run” sembrano rievocare atmosfere desertiche insieme al particolare uso delle tastiere.
Pur rinunciando — volontariamente o meno — ad alcuni degli elementi che resero unico The Sad Wonder Of The Sun, gli Ecnephias riescono ancora una volta a centrare il bersaglio con un disco più coeso, in cui lo spirito della band lucana è pienamente presente. Seven rappresenta tanto il consolidamento di un sound che si è sviluppato negli anni, quanto la conferma che la vena creativa di Mancan e dei suoi compagni di avventura non si è ancora esaurita.