EK ERILAR – Ego Te Absolvo
Gruppo: | Ek Erilar |
Titolo: | Ego Te Absolvo |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | GS Productions |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 31:59 |
Trovare informazioni riguardo Ek Erilar è stato molto complesso, perfino in rete. Ciò che so è che GS Productions ha stampato questo album in sole cento copie, numerando a mano ciascun digipak, e che l'artista in questione suona black metal. Dopo un po' di ricerche, la triste notizia: alle spalle di questa one-man band c'era il vicentino Marco Gambicchia, da qualche anno frontman dei più noti Stigmhate. Marco — scopro — poche settimane dopo il rilascio di questo "Ego Te Absolvo" e dell'ultima fatica degli Stigmhate ("Zodacare Od Zodameranu") ha deciso di lasciare questa valle di lacrime.
Non è purtroppo la prima volta che mi capita di scrivere di artisti che prendono decisioni da cui non c'è ritorno, tra l'altro, poiché qualche anno fa ci colpì il triste annuncio della dipartita di Morgan The Bard, a sua volta poche settimane dopo l'uscita di un album. Ora come allora, si può ben dire che la musica sia il testamento di un artista. E il testamento di Ek Erilar è un black metal sofferente, non tanto depresso quanto rassegnato, quasi lucido nel suo sconforto. Alla luce dell'estremo gesto del Nostro, lo stesso titolo dell'album assume una valenza completamente diversa, ben più significativa di mille proclami di formazioni ben più blasonate e di successo (sì, Glen, ce l'ho anche con te).
Mettendo per un attimo da parte l'aspetto concettuale, da cui in questo caso specifico non si può in realtà prescindere granché, la musica di Ek Erilar è un black metal sottoprodotto con forti influenze classiche, nel senso che non era raro che Marco imbracciasse la chitarra e si lanciasse in qualche assolo, la drum-machine in mid-tempo ad accompagnarlo ("Middle Finger"). Il cuore pulsante della musica del Nostro, tuttavia, era sempre e comunque la furia indomabile che caratterizza il metallo nero, sebbene in questo album risulti leggermente smorzata da una produzione un po' troppo calda per il genere, nonostante il piacevole sentore lo-fi. Ciò che è certo è che questa one-man band aveva delle buone frecce al proprio arco e i riff di Marco godono di una discreta personalità ("Abduction From The Abstract"). Sicuramente il disco non riesce a smarcarsi da evidenti debiti nei confronti dei classici del genere, primi Satyricon su tutti, ma regala tutto sommato una piacevole mezzora di intrattenimento.
Peccato che non potremo mai vedere fino a che punto la musica di Ek Erilar avrebbe potuto svilupparsi, ma ci auguriamo che, dovunque Marco sia ora, abbia trovato ciò che stava cercando.