ELEGY – Lost
Gruppo: | Elegy |
Titolo: | Lost |
Anno: | 1995 |
Provenienza: | Olanda |
Etichetta: | T&T Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 48:09 |
Nel panorama metal ci sono formazioni che hanno da sempre riscosso meno di quello che meritassero in realtà, band importanti — se non addirittura fondamentali — per la crescita e l'evoluzione del genere in cui trovavano collocazione. L'heavy rivoluzionario dei Fates Warning e il prog aggressivo e neoclassico dei Symphony X hanno per anello di connessione la proposta degli olandesi Elegy: il power progressivo del gruppo nato sul finire degli anni Ottanta era una variante stilistica innovativa e musicalmente prepotente, che riusciva a dare uno spessore elevato a un metal classico di finissima ed elaborata fattura, facendo sì che l'opera fosse qualcosa di realmente nuovo.
"Lost" è il terzo capitolo nonché il concentrato degli sforzi e delle prove fatte con i predecessori "Labyrinth Of Dreams" e "Supremacy". Il disco vanta melodie strabordanti e un uso delle tastiere fantastico, perfette come sono nel creare tappeti lussureggianti su cui le chitarre ricamano trame avvolgenti, che variano dalla slanciata esecuzione in velocità al tocco di fioretto.
I brani stessi possono dividersi in due tranche: "Everything", "Clean Up Your Act", "Always With You", "Crossed The Line" e "Spanish Inquisition" esaltano l'animo ribelle, il cuore pulsante d'adrenalina che spinge all'impazzata; le ultime due citate decisamente sugli scudi grazie alla prestazione vocale di un Eduard Hovinga stratosferico quando sale di nota e al riffato da capogiro capace di inserire soluzioni AOR e alquanto fruibili all'interno di vere e proprie evoluzioni" strumentali. Gli episodi rimanenti "Under Gods Naked Eyes", la strumentale "1998 (The Prophecy)" e "Live It Again" rappresentano l'altra faccia della medaglia, nella quale il suono si fa dolce e accattivante, richiamando lo stile delle ballate e quel tipo d'emozione che scorre intensa su per la spina dorsale, creando un brivido di sottile piacere che sgorga fuori dalle note in maniera naturale. L'eccezione alla regola è "Spirits": la canzone in questione possiede infatti entrambe le caratteristiche delle due anime, sa essere evocativa e dinamica da vendere, si pone in qualità di spartiacque fra l'irruenza della prima e la sensibilità della seconda.
I quarantotto minuti che "Lost" ci regala non si fanno mancare nulla, dalla cavalcata indiavolata agli assoli tecnicamente e sentimentalmente seducenti, e formano un percorso privo di pause nel quale non vi sono attimi di stanca, una strada da percorrere senza mai voltarsi indietro. Questo album sarà anche l'ultimo dei capitoli che vedrà dietro il microfono Hovinga, sostituito nel successivo "State Of Mind" da Ian Parry, personaggio alquanto dominante che porterà a una conseguente variazione sia sonora sia compositiva da parte della formazione, che diverrà quasi una sua impersonificazione. Gli Elegy poi non commetteranno passi che si possano definire falsi, ma non riusciranno nemmeno a tornare ai fasti iniziali, anzi a stento li sfioreranno con lo stesso "State Of Mind" e il buon "Forbidden Fruit".
Chiunque segua il filone progressivo del metal deve ascoltare almeno una volta nella vita "Lost", uno dei capolavori bistrattati e sin troppo poco decantati da chi promuove la musica. Scavare aiuta a conoscere: con gli Elegy e la loro discografia avrete aggiunto un tassello importante alla vostra cultura musicale.