EMMA RUTH RUNDLE & THOU – May Our Chambers Be Full
Fin dall’annuncio della collaborazione tra Thou ed Emma Ruth Rundle in occasione del Roadburn 2019, un’ondata di hype ha investito il sottobosco post-sludge sui due lati dell’Atlantico, prontamente ripagata dall’ottima esibizione all’edizione del festival di Tilburg in cui i Thou furono artist in residence. Si trattò di un ulteriore tassello nella continua esplorazione sonora del collettivo della Louisiana, che già aveva messo in scena interessanti escursioni al di fuori del vecchio seminato dello sludge, in particolare con l’ingresso di KC Stafford alla chitarra e con l’uso di altre voci ad ampliare la gamma espressiva al fianco dell’inossidabile Bryan Funck (per un esempio, la bella performance su Audiotree dell’anno scorso).
Sulla base dei pezzi composti per il Roadburn e del comune amore per la musica senza curarsi troppo dei generi, iniziarono così i lavori per creare insieme un disco vero e proprio. Nel frattempo è successo di tutto e May Our Chambers Be Full ha visto la luce ufficialmente solo a fine ottobre 2020, pubblicato dalla Sacred Bones Records.
Rundle e i Thou trasformano e cristallizzano sette brani che si sono evoluti nel corso dei mesi tra palchi e registrazioni (come il massiccio “Ancestral Recall”). Nel corso di 35 minuti decisamente intensi, emerge un sound evidentemente figlio dei due mondi musicali in questione, rivisti però attraverso una particolare atmosfera novantiana in una sorta di omaggio a figure come Smashing Pumpkins, Melvins e Nirvana (vedere “Monolith”). D’altra parte, i Thou hanno pubblicato quest’anno anche una notevolissima raccolta con tutte le loro cover del trio di Seattle.
L’equilibrio alchemico tra il versante post (“The Valley”) e quello sludge (“Magickal Cost”) è uno dei punti di forza principali dell’album, nonché delle belle performance dal vivo messe in scena nel corso del 2019. Quattro chitarre, tre voci e la solita sezione ritmica rocciosa ci trascinano su testi oscuri ed enigmatici, ben rappresentati anche dalle ambigue figure dell’artwork creato da Craig Mulcahy. Se bisogna trovare un problema in questo disco, è che forse succedono troppe cose, proprio per via del grande talento e delle tante idee messe sul piatto dai sette.
Con May Our Chambers Be Full si chiude un avvincente cerchio aperto quasi due anni fa, e si apre una porta su tanti potenziali sentieri da percorrere per chi segue i Thou, Emma Ruth Rundle, entrambi, o addirittura nessuno dei due e vuole avvicinarsi a questo multiforme universo in continua mutazione.