Enisum - Forgotten Mountains | Aristocrazia Webzine

ENISUM – Forgotten Mountains

Gruppo: Enisum
Titolo: Forgotten Mountains
Anno: 2023
Provenienza: Italia
Etichetta: Avantgarde Music
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TRACKLIST

  1. Where You Live Again
  2. Forgotten Mountains
  3. Night Forest
  4. Woods Of Sorrow
  5. Nothing
  6. Galverna
  7. Pure Sadness
  8. The Wind Smells Of You
DURATA: 45:03

È passato qualche anno dal nostro ultimo incontro con gli Enisum. Dopo Moth’s Illusion (2019), la band aveva tirato fuori dal cilindro un’ottima raccolta, Enisum’s Roots (2020), giusto in tempo per aiutarci a viaggiare a occhi chiusi in piena pandemia. Evidentemente la clausura obbligata dei mesi successivi ha fornito ai piemontesi l’ispirazione giusta per riprendere la propria scalata dal punto in cui ci eravamo salutati l’ultima volta.

Il buon G.E.F. ne aveva anticipato l’uscita lo scorso febbraio nel numero #58 di Extrema Ratio sottolineando come avesse ritrovato il progetto in ottima forma. A due mesi di distanza dalla sua pubblicazione, e quindi a mente più fredda, Forgotten Mountains si conferma decisamente essere una prova ottima, per gli Enisum. Di tempo ne è passato, eppure la ricerca del conforto, dell’empatia e dell’energia nella natura incontaminata resta alla base della proposta dei piemontesi. Non si fermano ai soli titoli del disco e delle tracce a darne conferma (penso a “Woods Of Sorrow” o anche alla straziante “The Wind Smells Of You”), però: la formula della band arriva in profondità, mettendo la giusta enfasi tanto sui testi quanto sugli arrangiamenti.

Non c’è un blast beat fuori posto, non uno stacco di troppo. Le sei corde sono melodiche, i bassi calibrati. Le voci, poi, a coronare quest’ode alle montagne e al sacro legame che lega la band a esse: non solo scream viscerali e sulfurei, ma anche puliti riverberati e, in qualche caso, ruvidi. “Woods Of Sorrow” ne è l’esempio, con le sue melodie concentriche, con le chitarre che evocano i riff sulle idee ritmiche più adatte, passando da tappeti ostinati di grancassa a soluzioni di più ampio respiro, ma anche la successiva “Nothing”, che si apre con voci e chitarre pulite che esplodono in un canto disperato. C’è del doom, qui e lì, figlio forse delle nebbie e delle ombre che naturalmente costituiscono il risvolto della medaglia dei paesaggi incontaminati, ma non è un elemento che influenza profondamente le sonorità quanto più gli umori che esse creano in chi ascolta Forgotten Mountains.

Non è difficile cogliere quella emotività che già G.E.F. a febbraio metteva in risalto nella sua anticipazione del disco, caratteristica che più che mai avvicinava gli Enisum ai mai abbastanza compianti Agalloch. La stessa copertina di Forgotten Mountains, firmata da Kornovics Arthur (SunlessArth), ne trasuda molta, con il volo di due uccelli liberi su uno sfondo alpino cupo, ma non tetro, carico di blu. Il mix e il mastering del solo e unico Øystein Brun, infine, differenzia la resa finale dell’album dalla massa delle troppe produzioni atmospheric black in circolazione. Le chitarre restano affilate, la batteria è compatta, tirata, e tutto suona coeso e amalgamato come un disco con queste ambizioni dovrebbe.

«Un viaggio tra la montagna e la vita, un sentiero che guida l’uomo alla sua vetta più alta, mettendolo faccia a faccia con la propria esistenza e il suo significato». Così gli Enisum hanno descritto il senso della loro ultima fatica, e in effetti questo senso di grandezza e di epicità è predominante. Anche in quella che ci aspetterebbe essere la più triste del lotto, “Pure Sadness”, traspare sì il dolore, ma accompagnato da un’urgenza all’azione e alla reazione. Un ritorno più che gradito e non solo più che riuscito, per i Nostri: perfetto non solo per gli ascolti di pieno inverno, come suggerisce la band, ma anche per le immersioni primaverili nella natura. Non c’è sole che tenga, quando il vento profuma di Forgotten Mountains.