ENSLAVED – RIITIIR
Ogni nuova uscita degli Enslaved porta sempre con sé grandi aspettative, dopo vent’anni di memorabile carriera, fra alti, altissimi, alti ancor più alti e qualche rarissimo basso. Poche sono le band che possono vantare una tale capacità di mantenersi brillanti nel tempo, sapendosi rinnovare costantemente, apportando significativi cambiamenti di volta in volta alla propria proposta musicale, senza mai far venir meno l’altissima qualità delle loro creazioni. Cambiamenti che col tempo hanno portato la band dal black-viking ferale di Frost, alle sonorità progressive degli Enslaved più recenti, fino al meraviglioso Axioma Ethica Odini, disco che nuovamente ha cambiato rotta verso un approccio sì prog, ma più diretto e tagliente, un album immenso che li ha prepotentemente riportati agli onori delle cronache, tanto da spingere il colosso Nuclear Blast a firmarli. L’evento non è passato inosservato, tutt’altro, e ha istantaneamente creato qualche frizione all’interno della fanbase più intransigente, sicuramente non affine alla filosofia di massificazione dell’etichetta tedesca.
Lasciando le eventuali malelingue da parte per un attimo, va tuttavia detto fin da subito che è abbastanza evidente che non ci si trova di fronte alla miglior incarnazione della formazione norvegese, la colossale costruzione per la prima volta sembra scricchiolare più del dovuto. Una doverosa precisazione: è assiomatico il fatto che gli Enslaved siano dei fuoriclasse, e che RIITIIR sia un ottimo disco, il disco che generazioni di band probabilmente pregherebbero di aver saputo comporre. Il problema nasce quando la band in questione è entrata di diritto a far parte dell’Olimpo (o forse sarebbe più appropriato dire nell’Ásgarðr) del nostro piccolo mondo musicale, e tutto assume inevitabilmente una nuova luce.
Apre il disco “Thoughts Like Hammers”, singolo di lancio, che segna con forza la distanza che separa RIITIIR dal suo predecessore, siamo lontanissimi dal terzinato assalto di “Ethica Odini”, il pezzo muove su un riff ben scandito, dal gusto doom, per aprirsi in un ritornello melodico settantiano. Meraviglioso l’inserto centrale in cui la voce pulita di Larsen si alterna allo scream di Grutle, creando passaggi sonori di grande impatto. “Death In The Eyes Of The Dawn” prosegue lungo la rotta tracciata, ariose melodie contrapposte a momenti più scarni e aggressivi, senza però incidere con la dovuta forza. Decisamente ispirata è invece “Veilburner”, che nei suoi sei minuti si dimostra molto più urgente e compatta, costruita su cambi di tempo e di atmosfera mai dissonanti fra loro, col solito duetto vocale a farla da padrone, e un ritornello splendido in cui growl e pulito vengono a coabitare.
Non mi dilungo in una inutile e sterile analisi traccia per traccia, visto che il disco segue costantemente la stessa corrente, fatta la piccola eccezione di “Storm Of Memories”, brano che al ritornello abitualmente melodico contrappone un sound complessivamente più oscuro e impenetrabile, costellato da repentini cambi di ritmo. RIITIIR si rivela uno degli album più prog nel senso classico del termine che Bjørnson e soci abbiano composto, chiamandosi fuori a larghi tratti da quello che potrebbe essere il concetto stesso di metal, mostrando invece una grande ricercatezza strutturale, a volte eccessiva.
L’impressione è che gli Enslaved abbiano commesso l’errore di piacersi e compiacersi eccessivamente, di specchiarsi, cadendo in qualche eccesso manieristico e in una prolissità farraginosa che con Axioma Ethica Odini avevano completamente cancellato. Si aggiunga l’equalizzazione sonora troppo levigata, le chitarre meno incisive del dovuto e il gioco è fatto. Si prenda ad esempio l’attacco di “Roots Of The Mountains”, veloce e di stampo black metal, ma suonato da chitarre prive dello spessore necessario per offrire giustizia alla composizione. Scelta degli Enslaved, scelta dell’etichetta, scelta del produttore, non spetta a me dirlo. La mia certezza è che RIITIIR sia un disco che lascia l’amaro in bocca e una sensazione di incompiutezza, perché gli Enslaved sono gli Enslaved, a loro è richiesta sempre l’eccellenza.