EPISTHEME – Descending Patterns
Gruppo: | EpisThemE |
Titolo: | Descending Patterns |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 38:48 |
Quando si citano gli Opeth bisogna sempre stare un po' attenti: le espressività vocali e sonore di Åkerfeldt sono cosa buona e giusta, e per diverso tempo si sono limitate a sfornare dischi sopraffini. Cercare di cogliere l'essenza del gruppo svedese non è facile, ma di certo non è impossibile.
Qui intervengono gli EpisThemE: questo gruppetto di cinque catanesi ha finalmente deciso di partorire l'opera prima, dopo un ciclo di cambi di formazione che ha portato a un nucleo stabile solo a fine 2013. È importante parlare di questi cambi laddove due degli elementi sono diventati le peculiarità dello stile di questo gruppo progressive metal. Prima di tutto Francesco Coluzzi, principale compositore insieme a Riccardo Liberti (ex Noble Savage), il quale ha rimaneggiato quanto presente per donargli nuova forma. È lui, infatti, il principale responsabile di quel tocco death melodico che permea i sette brani del disco: uno stile piuttosto lampante che si nota da subito con "Eyeland" e che ammalia totalmente l'ascoltatore con la strumentale "Shades Of May".
Il secondo attore del caso è impersonato da Luca Correnti: la lunga scelta per un cantante ha portato a quello che potremmo definire una fottutissima voce cazzuta che, attraverso un'aggressiva rappresentazione, ricorda vagamente lo stile di Jens Kidman dei Meshuggah. I paragoni non sono fatti a caso, perché la formazione catanese non dista poi tanto dalla fusione dei due grandi gruppi fin qui citati: riff sostenuti e particolarmente ritmati (anche senza raggiungere la velocità del gruppo di Kidman), addolciti e accompagnati da arpeggi sapientemente innestati in strutture complesse e raramente ridondanti.
La qualità del disco è davvero ottima e con un missaggio notevole, considerando che i ragazzi si sono autoprodotti. Mi sentirei in colpa, però, se non parlassi di quello che secondo il sottoscritto rovina parzialmente i brani, semplicemente geniali a livello compositivo come "Silent Screaming". La scelta di un cantato con la tecnica di Correnti è perfetta per tutte le sezioni strettamente death, ma perde terribilmente quando si tratta di interpretare con voce pulita in tonalità leggermente alte. Mi rendo conto che la profondità vocale di Åkerfeldt sia pura utopia (e probabilmente stonerebbe anche con questo suono ben più aggressivo), ma nei passaggi con tonalità più bassa Correnti rimane in equilibrio alchemico con quell'esperienza derivante dalla musica e dai testi di disperazione e rabbia, quindi mi sento di consigliare una maggiore attenzione in fase compositiva.
In definitiva, un album da consigliare a occhi chiusi a tutti gli amanti del death metal progressivo e melodico, con l'augurio che il prossimo disco porti fama e fortuna più che meritate.