ESCAPETHECULT – All You Want To | Aristocrazia Webzine

ESCAPETHECULT – All You Want To

 
Gruppo: ESCAPETHECULT
Titolo: All You Want To
Anno: 2014
Provenienza: Russia
Etichetta: CULTKR
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TRACKLIST

  1. Backfired
  2. Clandestine
  3. I'm Absolute
  4. Feel The Flight
  5. Tired Of The Past
  6. This Time Will Come
  7. Where No Grown Up Grapes
DURATA: 36:10
 

Gli ESCAPETHECULT sono un bel miscuglio: tra ex militanti di A Perfect Circle e King Diamond, il bassista Peter Shallmin ha tirato su una bella formazione davvero capace. Se non bastasse il passato dei singoli componenti, lo stesso "All You Want To" interviene a mostrare da subito l'estro compositivo del gruppo internazionale: ritmiche melodiche si alternano a suoni più duri, a volte graffianti (come in "Feel The Flight") che si costruiscono e distruggono in monologhi disseminati tra tutti i brani. Una volta è l'incantevole chitarra di Mike Wead, con intriganti piccoli assoli quasi inaspettati ("Where No Grown Up Grapes"), una volta lo stesso basso ipnotico di Shallmin, ma l'effetto finale è sempre qualcosa di estremamente dinamico e variegato.

Ora, il quarto elemento del gruppo è Matthieu Romarin: il cantante francese, il quale nasconde ben poco la sua influenza linguistica in determinati momenti, è la mina vagante dell'interessante alchimia trovata. Non tanto perché spesso e volentieri la sua interpretazione dei testi risulta inadatta, quasi forzata, come se i testi (scritti da lui e Shallmin) non prevedano alcuna logica né musicale né sintattica rispetto all'esecuzione strumentale, ma perché la sua voce, semplicemente, è estremamente limitata dalle sue tonalità. Quasi un lamento (in senso buono, sia chiaro) che per tutti e sette i brani dell'album non dona la giusta personalità, o la giusta caratterizzazione al sound particolare del resto del gruppo. La differenza si nota immediatamente nel momento in cui brani come "This Time Will Come" e "Clandestine" cominciano a viaggiare su ritmiche più complesse, alzando la tonalità e facendo partire un crescendo che viene completamente strozzato dalla pochezza vocale di Matthieu. Non si tratta di un cantante scarso — è intonato e a volte, nei momenti meno forzati (quelli dai toni più bassi), è pure apprezzabile — ma semplicemente non è adatto alle composizioni camaleontiche degli ESCAPETHECULT, soprattutto quando queste sono in grado di variare così velocemente la propria forma.

Il tutto, quindi, si traduce in un disco strumentalmente notevole ma complessivamente disturbante, che potrebbe guadagnare enormemente dal cambio vocale con un cantante molto più modulare ed espressivo. Certo, di Maynard ce n'è uno solo, tuttavia mi piange il cuore nel vedere un tale potenziale parzialmente sprecato nonostante i buoni propositi, tradotti perfino in una piacevole confezione con disegni ricercati e una notevole qualità dei materiali. Ci rivediamo dunque al prossimo appuntamento — che mi auguro non tardi troppo — con la speranza di trovare nuova freschezza vocale.