EVIL MACHINE – War In Heaven
Gruppo: | Evil Machine |
Titolo: | War In Heaven |
Anno: | 2013 |
Provenienza: | Polonia |
Etichetta: | Arachnophobia Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 42:48 |
E poi ti capita fra le mani un disco di sconosciuti che poi tanto sconosciuti non sono! Il nome Evil Machine non mi dice davvero nulla, apro il libretto per leggerne la formazione e vi trovo: Slawomir "Cyjan" Cywoniuk, uomo dietro le pelli dei mitici Dead Infection; Tomasz "Hal" Halicki, personaggio noto per la sua militanza negli Abused Majesty e nel 2011 entrato a far parte della famiglia Vader alla chitarra; e Cyprian Konador, ex degli Hate e in forza da tempo nei Pyorrhoea e Conquest Icon. Insomma un trio di musicisti tutt'altro che sprovveduti, al quale si è unito il cantante Semihazah, unico artista del quale non ho praticamente notizie.
Il progetto non è proprio nato ieri, è solo rimasto nascosto per parecchio tempo. Nonostante sia sorto nel 2004, infatti, ha deciso di darsi una mossa nel 2013, dopo aver trascorso sette anni in fase d'ibernazione (2005-2012), con la diretta pubblicazione dell'album di debutto intitolato "War In Heaven".
Dopo aver letto le personalità coinvolte nella creazione di questo lavoro, di regola avrei pensato di ascoltare un disco orientato su sonorità death e grind, magari sporcate con un po' di nero, ma non ciò che ne è invece venuto fuori. La direzione intrapresa omaggia decisamente la vecchia scuola ed è legata alla natura primordiale e rozza del metal estremo: suonano quel thrash-black marcio, decadente e oscuro la cui paternità è molteplice. Sono difatti alquanto evidenti le influenze di realtà seminali quali Venom e Onslaught, entrambe tributate per mezzo delle cover di "Die Hard" e "Onslaught (Power From Hell)" (quest'ultima con Piotr "Peter" Pawel Wiwczarek dei Vader alla voce), Celtic Frost ed Hellhammer, Varathron e primissimi Sodom, che vanno a comporre le basi di una scaletta capace di sprigionare sensazioni volutamente arcaiche e sporche, che ben si sposano con lo stile di composizione schietto e istintivo dei brani.
I polacchi hanno scatenato un conflitto nel quale non si fanno prigionieri. Pezzi come "Cross Meant Death", "Diabel" (canzone a cui partecipa Cezary "Cezar" Augustynowicz, cantante dei Christ Agony), "Bloody Emperor" e la conclusiva "Jerusodoma" sono ciò che ogni appassionato di quel periodo si aspetta di ricevere: chitarre veloci e maligne, batteria che talvolta tende a infilare tempistiche al limite con il punk e un cantato grintoso e severo. Con questo però non voglio affermare che "War In Heaven" sia un album perfetto o chissà quale capolavoro, ma è una prestazione che nel suo complesso (musica, produzione, iconografia e testi) dovrebbe riuscire a incontrare pienamente i gusti dei die-hard fan del genere. Del resto pare essere dedicato proprio a loro. I restanti invece potranno starne ben lontani.