EWIG FROST – Ain’t No Saint
Hardcore punk, speed-black, thrash metal e riff danzerecci: ecco di cosa è pregna la mezz’ora di Ain’t No Saint. Benché concettualmente verrebbe da pensare il contrario, Ewig Frost non è un progetto balordo tenuto in piedi da quattro ragazzetti desiderosi di cazzeggio. O meglio, la volontà di ignorare è ancora tantissima, ma nonostante i diciotto anni di attività la creatura di Niitro riesce ancora a suonare inverosimilmente fresca, e l’ultimo album del progetto lo dimostra benissimo.
Traendo ispirazione dall’esperienza dei nomi grossi della prima ondata del black, dal punk più caciarone e dal thrash-black più intransigente, Ewig Frost ci dà la conferma che nel 2021 la sua linfa non ha perso di vitalità. Trovarsi davanti a dieci brani per poco meno di mezz’ora di musica significa avere la certezza che Ain’t No Saint avrà poco tempo per le divagazioni e quindi andrà dritto al punto: dare sfogo alla volontà di fare casino e devastare, con cognizione di causa, le casse di qualsiasi supporto sarà utilizzato per l’ascolto.
Ain’t No Saint parte in quinta e tiene alti i giri per un bel pezzo a suon di motorheadianismi, spunti ripresi dai Venom e influssi midnightiani. A proposito proprio di questi ultimi, quindi, non sorprende sfogliare il libretto old school dell’album e leggere il nome di Commandor Vanik tra quelli degli ospiti sul quarto album della formazione austriaca: le sue linee soliste sulla conclusiva “Mary Jane” sono la proverbiale ciliegina sulla torta per un disco che da capo a coda diverte senza sforzi. Perché non c’è nulla di meccanico tra il cambio di toni tra “New Cold War” e “1918”, nonostante la prima sia una furia implacabile e la seconda una sorta di strumentale ritualistica dal retrogusto blues-rock. Le movenze traballanti figlie di quest’ultima influenza non emergono ex abrupto ma si fanno strada pian piano, sinuosamente, travalicando i confini della sola “1918” per diffondersi a macchia d’olio sulle successive “De Gier (Is A Luada)” e “Bad Beat Boogie (All Bark – No Bite)”. La commistione tra blues, rock ‘n’ roll e speed-thrash-black è decisamente strana ma convince, proprio come il blast sublimemente incastrato nella seconda metà dell’appena citata “De Gier…”.
Discos Macarras ha fatto centro, continuando la sua collaborazione con gli Ewig Frost. Ain’t No Saint è un disco esplosivo e soprattutto molto divertente da ascoltare. Con l’attuale fase di ripresa dei concerti dal vivo, io terrei gli occhi aperti per la presenza degli austriaci in giro per serate ed eventi: capitassero nel bill del prossimo evento che ti interessa, fossi in te non me li perderei.