EXCOMMUNICATED – Skeleton Key
C'è forse bisogno di sputtanare ancora la Chiesa Cattolica per il suo passato? Noi italiani dovremmo averne talmente le tasche piene, e non solo del passato, dato che l'argomento ce lo troviamo forzatamente collocato all'interno di ogni battito di ciglio che fa muovere la nostra cazzo di Penisola.
Gli Excommunicated, band statunitense di recente formazione (2010), debutta con uno "Skeleton Key" che, come nella miglior tradizione dei concept album, necessita di essere vissuto attraverso il possesso del supporto fisico, la lettura del booklet contenente i testi e il tentativo d'interpretare le motivazioni che spingono una band a mettere insieme un puzzle storico che tenta di riportare in auge il fango millenariamente celato dal Vaticano.
Ormai non è più una bomba ad orologeria quella esplosa loro addosso bensì la cruda realtà che racconta di misfatti, atti oltraggiosi contro l'umanità — dal genocidio di massa, alla pedofilia, dall'incesto alla stregoneria praticata o non divenuta colpa assoluta da pagare — a partire da quelle Crociate di Liberazione che furono la più grossa follia e la mossa più inutile messa in atto e costata migliaia di vite giovani e non.
Togliendo il cd dalla custodia traspartente troviamo impressa una lista ben dettagliata di Papi e delle azioni nefande commesse nel periodo nel quale ricoprirono tale schifosamente importante carica, se già questa lettura aumenta spaventosamente il ribrezzo che provo per questa sorta di società massonica (parlo ovviamente di quella vaticana, ci sarà qualcuno che si salva, probabilmente pochissimi dato che dove c'è potere nel 99,9% dei casi ci sono conseguentemente anche dolore, sofferenza e morte).
Questa sensazione viene rafforzata dai brani che il quartetto — composto dall'ex Suture e Despondency Jason McIntyre (chitarra e basso), Jonathan Joubert, suo compagno nei Despondency, (chitarra e basso), Chad Kelly (voce) mebro dei Satanist ed ex Catholicon e David Kinkade (batteria) ex di gruppi quali Malevolent Creation, Divine Empire, Council Of The Fallen e Insatanity — imposta dando loro una connotazione death con margini black che ricorda in più circostanze le atmosfere e l'appeal di Morbid Angel e Immolation, che mostra una certa predisposizione verso la musica di Phil Fasciana e dei Baphomet (statunitensi) abbracciando concettualmente la visione oltranzista dei Behemoth.
Le premesse sono in pratica delle migliori e come direbbe Trey Azagthoth (non il clone che ha suonato e composto quella merda di "Illud Divinum Insanus"): Extreme Music For Extreme People. Eh già, perché "Skeleton Key" non brillerà di certo per innovazione, è però una prestazione di buonissimo livello priva di cali veri e propri, il disco gira davvero bene e tralasciando l'intro strumentale di preparazione, "The Abandonment Of Hope", abbiamo nove pezzi di cui poter godere con degli ospiti dai nomi altisonanti ad impreziosirli.
In "Christ's Sword" possiamo incrociare la magia solistica di Andy La Rocque, e non credo il personaggio abbia bisogno di presentazioni, in "The Birth Of Tragedy" la possente voce di Vincent Crowley, carismatico leader degli storici e da poco riformatisi Acheron, mentre l'ex compagno di Jason nei Suture, il cantante Jayson Ramsay, mette a disposizione la sua ugola in "When Death Claims Its Most Righteous Dead", tre partecipazioni che allineandosi a ciò che di buono c'è all'interno di "Skeleton Key" e a una produzione che non crea problemi all'ascolto ne fanno un disco di quelli che piace.
Gli amanti del death metal old school, atmosferico e a tinte black fate un po' voi, potranno accoglierlo a braccia aperte, è buona la prima per gli Excommunicated e fossero tutte così!