FACEBREAKER – Infected
Gruppo: | Facebreaker |
Titolo: | Infected |
Anno: | 2010 |
Provenienza: | Svezia |
Etichetta: | Cyclone Empire |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 37:13 |
Se c'è una cosa che purtroppo sembra esser diventata una moda pare sia il suonare death svedese. Oddio per fortuna i Facebreaker non sono un gruppo nuovo alla scena, hanno ormai dieci anni e più d'attività, però è innegabile che il suono estremamente ripulito di questa uscita mi faccia un po' impressione.
Mi trovo fra le mani un disco figlio naturale degli Entombed quanto dei Grave, band da cui attinge a piene mani, virando in brevi casi verso lidi Bolt Thrower e accennando in alcune frazioni a richiami slayeriani. La formazione, che vede al timone di comando lo storico singer Roberth "Robban" Karlsson. — cantante che tanto mi ha fatto felice con i Tormented e altrettanto mi ha fatto penare inserito nel contesto dell'inutile sottobicchiere prodotto dagli ultimi Scar Simmetry in modalità Mtv — ha rilasciato il terzo capitolo "Infected" sotto l'egida della Cyclone Empire, etichetta che con le band del succitato stile deve avere un gran feeling dati gli ultimi incontri e aver infilato nel proprio roster i promettenti e grintosi Puteraeon, vecchia conoscenza del nostro sito.
Cosa ci dona la formazione? Trentasette minuti di death vecchia scuola legato alla propria terra d'origine: tanta aggressività, chitarre che tranciano, rallentamenti nel suono tesi a infondere solchi groove spaccaossa, diciamo che gli ingredienti di base ci sono tutti e vengono mostrati nei vari episodi con la destrezza di chi, veterano della scena, sa come sfruttare le carte che ha in mano nel migliore dei modi.
Brani come "Creeping Flesh", "Bloodshed" e "Epidemic" riassumono in pratica la proposta nella sua completa esposizione così come "Cannibalistic" e "Waiting For The Pain" evidenziano quei lievi eppur significativi spostamenti dalla direzione base fornendo un minimo di variante alla canonicità esecutiva messa in mostra.
Canonico sì, ma devastante l'impatto di "Infected" all'orecchio, Karlsson dietro il microfono ruggisce come sanno fare solo i cantanti di razza pura, gli assoli brevi e ben incastonati nei pezzi arricchiscono una prova complessiva solida come un carroarmato che non lascia spiragli alle critiche se non quella dell'esser conservatori fino all'osso e se questo dovesse farvi storcere il naso sarebbe inutile anche ascoltarlo un disco simile. Conservatori, sì, ok ma perché poi adeguarsi alle leggi del mercato, come del resto han fatto tanti, a esempio i Grave, sfruttando una produzione pulita, anche troppo, per un suono che macinando crani nelle sue impostazioni più thrashy avrebbe avuto solo giovamento da un minimo di sporco almeno in quell'ambito?
La versione promo non è dotata della traccia bonus "The Return" inclusa nella prima stampa sia della versione cd che lp, altra mossa commerciale incomprensibile per una formazione che vanta oltre una decade di onorata attività. Ci si svende per una canzone in più? Sono giochetti che ritengo svilenti per chi segue il genere, si deve andare alla ricerca della minima stronzata per carpire il reale valore di una band che ne infila undici in un album più che discreto e che non si sposta di una virgola dalla storia svedese già scritta nel glorioso passato degli anni Novanta? Direi proprio di no.
Come avrete capito, se appartenete alla frangia degli affamati del sound made in Sweden questo lavoro vi entra dritto in lista acquisti, nulla che non sia stato detto, ma negli ultimi tempi il motto repetita iuvant pare venga usato con un certo successo e prenderne nota di sicuro male non può fare.