FALLING GIANTS – Enter The Abyss
Il nuovo EP dei Falling Giants, che segue il debutto avvenuto con la demo eponima autoprodotta, è una piccola perla di inventiva e carisma, che ancora giace nascosta nell’abisso della scena underground marchigiana. Dal punto di vista stilistico ciò che ci si para di fronte è un suono potente e distruttivo, uno sludge ribollente di disagio e rabbia che si articola su più livelli di esecuzione, grazie soprattutto alle due voci e alle due chitarre che si intrecciano in un vortice di sonorità dalle tinte eterogenee.
Le tre tracce che compongono l’EP non risparmiano cambi di ritmo e di atmosfere che, come una marea imprevedibile, tengono l’ascoltatore sempre all’erta. Oltre al riffing monolitico che in molti punti strizza l’occhio alle fredde sonorità black metal, è la sezione vocale che si impone come grande punto di forza di questo progetto: alternando uno scream graffiante e una voce annegata nelle acque lisergiche dello stoner, i Falling Giants aprono le danze con “The Hunch I”, un viaggio nell’assurdo che si snoda a partire da una situazione familiare, un innocente spuntino di mezzanotte che ben presto, dopo l’incontro con un’inquietante figura nascosta in un frigorifero, assume le fattezze di un incubo; un crescendo di oscurità e delirio che si innalza, cresce e decade, facendosi largo con riff gelidi come il ghiaccio e allo stesso tempo lineari come la superficie del mare, appena increspato da una leggera brezza. La successiva “The Great Destroyer” si innesta sul percorso già inaugurato e lo arricchisce di sonorità chiaramente debitrici dell’ars magica dei Neurosis e di un finale orchestrato alla perfezione, in una mitragliata di riff caricati di intransigenza hardcore e rassegnazione.
Con la conclusiva “The Ocracocke Song” il freddo vento del Nord ricomincia a soffiare, portando con sé melodie ed echi degni dei migliori dischi di black metal atmosferico. Una flebile voce inizia a narrarci una storia sospesa tra mito e realtà, che parla di un uomo di mare che consacrò la sua vita alla libertà e alla ribellione, riuscendo a infondere il suo stesso spirito nella bandiera nera, innalzandosi alla sfera del mito. La sua sete di potere e di libertà, la sua vita scellerata e violenta degna di un Lucifero moderno fungono da contorno ideale per le atmosfere e le emozioni che Enter The Abyss vuole evocare: «A corpse circling around the boat three times / Blood and Sea / Your head in a Pearl and your heart in a flag / The devil sink you down, at the end, under freedom sign».
In poco più di venti minuti i Falling Giants sono riusciti a condensare atmosfere sognanti e sonorità laceranti come palle da cannone e sciabole arrugginite, un arrembaggio micidiale alle nostre sinapsi. Preparatevi a lasciarvi trascinare dalla corrente e galleggiare, come il corpo senza vita di Barbanera, intorno a questo disco, salvo ritrovarvi immersi in acque intrise di zolfo e sangue, cullati e condannati dalle note disperate di un giovane equipaggio che ha intrapreso, con il vento in poppa, un viaggio verso i confini del Male.