FAUSTTOPHEL – …Sancta Simplicitas… | Aristocrazia Webzine

FAUSTTOPHEL – …Sancta Simplicitas…

 
Gruppo: Fausttophel
Titolo: …Sancta Simplicitas…
Anno: 2016
Provenienza: Ucraina
Etichetta: Metal Scrap Records
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TRACKLIST

  1. Wandering… Searching…
  2. The Lot Of Emptiness
  3. The Word
  4. God's Place Is On The Cross
  5. Sick Earth
  6. The Dark Pit Of Absurdity
  7. The Song Of The Leper
  8. Lunar Onlooker
  9. The Whirl Ends Where It Began
  10. Black Tears [cover Edge Of Sanity]
DURATA: 50:54
 

Credetemi, a me il metal estremo piace, e tanto, non scriverei di dischi improbabili da così tanti anni se così non fosse, ma ci sono volte in cui anche la più convinta e fervente dedizione alla causa del Malae viene messa in discussione. E di solito, tocca essere razzista, succede quando sto ascoltando qualcosa che arriva dall'est. Sempre prontissimo ad ammettere che ci sono realtà di grande valore che spuntano qua e là da tutto l'ex-blocco sovietico, più o meno famose o più o meno recenti che siano (Drudkh, Temnozor', Sivyj Yar, potrei andare avanti parecchio); però è altrettanto vero che da quelle parti l'era digitale ha dato dei mezzi potentissimi in mano a persone che questi mezzi non li sanno usare. Che la ragione sia la povertà economica o quella creativa, la guerra all'ultimo emulo ormai è scoppiata, e tutti questi gruppi fotocopia che escono da etichette improbabili che stampano cose a caso senza nessun tipo di linea, progetto e (soprattutto) controllo qualitativo adesso hanno rotto il cazzo.

Perdonate la lunga digressione — magari un giorno varrebbe la pena di approfondire l'argomento in separata sede — ma si tratta di una precisazione doverosa che spiega almeno parzialmente per quale motivo il secondo disco dei Fausttophel, seguito del precedente "Жажда Забвения", sia una colossale, tremenda, insostenibile cagata. Perché è uguale a centomila altri, scialbo, brutto, scritto male, imbastito alla bell'e meglio, ignorante nel profondo della sua essenza, ma non nell'accezione divertente e consapevole, purtroppo in quella gretta e autoindulgente.

Black metal melodico senza mordente, senza nulla da dire, senza significato. Non solo, la cover di "Black Tears" mette pure in luce la pochezza vocale del cantante, e spero che nessuno degli Edge Of Sanity ci si imbatta mai. Mi dispiace tantissimo demolire così genericamente e platealmente uno sforzo artistico, ma qui non c'è alcuna arte, e probabilmente nemmeno lo sforzo.