FER DE LANCE – The Hyperborean
La cosiddetta New Wave Of True Heavy Metal è un fenomeno che ha avuto il merito di riportare alla ribalta le sonorità più classiche e anziane dell’universo metallico. Oltre a essere uno dei tanti revival del settore, uno dei corsi e ricorsi storici del mercato in cui è coinvolto un pubblico dai gusti oscillanti, nel tempo sta offrendo anche tante band che sono qualcosa più di una copia-carbone del passato. Con lo scorrere delle generazioni il background musicale dei nuovi paladini delle sonorità tradizionali si è fatto variopinto e più ricco rispetto a quello in possesso di padri e nonni. E così quando si accompagna a buone capacità di scrittura e una tecnica adeguata, il risultato suona fresco e spesso entusiasmante. Fra gli esempi più noti cito Jake Rogers, capace di esaltarci con le sonorità simil Summoning dei Caladan Brood e poi qualche anno dopo con l’heavy epico dei Visigoth; oppure gli Eternal Champion che hanno un insospettabile retroterra thrash-core-crossover e i cui musicisti sono impegnati anche nei sognanti e molto AOR Sumerlands.
Un caso di studio interessante è rappresentato dai Fer De Lance (punta di lancia), formazione statunitense che nel 2020 ha debuttato con il breve ep Colossus (dove ha suonato Collin Wolf, chitarrista degli Smoulder) su Cruz Del Sur, per poi pubblicare lo scorso aprile l’album The Hyperborean. Il quintetto di Chicago infatti racchiude al suo interno musicisti di estrazione heavy, power-speed e black, e propone un epic metal di altissimo livello, devoto alle atmosfere eroiche e ai tempi rallentati.
The Hyperborean è un lungo un viaggio compiuto attraverso i mari (europei), dal Mediterraneo al Mare del Nord, pericoloso e affascinante, con meta ultima la mitica terra di Iperborea, narrato dalla voce enfatica e profonda di MP, anche chitarrista e mente principale del gruppo. Nelle lunghe tracce dei Fer De Lance trova spazio tutta quella tradizione che dai leggendari primi Manowar passa per il culto dei Doomsword, fino ad arrivare ai colossali Atlantean Kodex, arricchita dagli splendidi intarsi acustici e dal sapore folk della chitarra di Mandy Martillo (cantante dei Midnight Dice, dove milita anche il bassista Rüsty), mentre sullo sfondo si muove l’ombra dei Bathory più vichinghi. Pur con uno stile (in)quadrato e ben definito, il gruppo è in grado di caratterizzare ogni singolo pezzo, lungo la scaletta si trovano così l’orientaleggiante “The Mariner”, colma di un fascino esotico che irretisce, la drammatica “Ad Bestias”, la sinuosa e ammaliante “Sirens” che calca la mano sul lato più doom, l’introspettiva e riflessiva “Northen Skies”, l’escursione sui territori dell’estremo (black) della gelida “Artic Winds”, mentre la chiusura è affidata ai quasi undici minuti della title track, sorta di manifesto della poetica dei ragazzi dell’Illinois.
L’immaginario dei Fer De Lance attinge dalla mitologia classica, con il tema della navigazione in primo piano e le sue divinità associate (“The Mariner”). “Ad Bestias” fa tappa idealmente presso l’Antica Roma, luogo di passaggio verso nuove terre più giuste, raccontando la sadica pratica della condanna a morte per mezzo delle bestie del circo (damnatio ad bestias). In tale contesto “Sirens” non può che richiamare il peregrinare di Ulisse, mentre “Northern Skies” e “Arctic Winds”ci conducono verso l’estremo nord laddove l’immaginario inizia a farsi più sfumato, tanto che “The Hyperborean” lascia incerti riguardo l’avvenuto raggiungimento dell’ambita meta: sogno o realtà?
Come avrete ormai capito dalle mie parole, The Hyperborean è un signor disco, fra i miei preferiti del 2022 e caldamente raccomandato a tutti gli appassionati del metallo più eroico. Considerando dove sono arrivati col primo album, mi aspetto ulteriori grandi cose in futuro dai Fer De Lance, magari con qualche altro innesto estremo piazzato qua e là (un indizio potrebbe essere l’ingresso in formazione come terzo chitarrista di Jason Geist, del gruppo black-death Beastlurker) e qualche ulteriore accelerazione tattica per rendere più dinamica una proposta già di altissimo livello.