"Silence", il canto del cigno dei Fester

FESTER – Silence

Gruppo: Fester
Titolo: Winter Of Sin
Anno: 1994
Ristampa: 2011
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Abyss Records
Contatti: Facebook  Soundcloud
TRACKLIST

  1. Winter Of Sin
  2. Sences Are The True You
  3. Frustrations
  4. The Maze
  5. The Conformists
  6. Voices From The Woods
  7. Elisabeta – In My World Of Thoughts
  8. Growing Thirst
  9. Når Noen Dør…
  10. Persecution (Live ’91) [traccia bonus]
DURATA: 48:59

In questi ultimi mesi abbiamo già avuto a che fare con la realtà norvegese dei Fester. Scorrendo il listone delle recensioni, infatti, troverete sia quella della ristampa del debutto Winter Of Sin (1992), sia quella che fa riferimento alla compilation The Commitments That Shattered 1991-1992. Potevo quindi esimermi dallo scrivere di Silence, secondo e ad oggi ultimo disco della band, pubblicato nel lontano 1994 e anch’esso ristampato odiernamente? Direi proprio di no.

Sono passati appena due anni dalla produzione di quel megalitico debutto nero, primordiale e dai tratti blackeggianti, la Norvegia era in pieno fervore black metal e gli stessi Fester, già in bilico fra il mondo death e quello che si stava formando grazie alla guida delle grandi band quali Darkthrone, Gorgoroth, Emperor, Immortal e Satyricon, tornano all’azione con quello che ad oggi è il loro canto del cigno, Silence, un disco decisamente diverso rispetto al predecessore. L’impatto melodico è cresciuto esponenzialmente, il sound è più raffinato, seppur costantemente immerso in atmosfere tutt’altro che ricche di punti luce, e una componente thrash si è palesata nell’impostazione del riffing che caratterizza brani come “Frustration” e “The Maze”.

L’album non spicca probabilmente per varietà e dinamiche: c’è una sorta di monotonica avanzata che, però, mette in risalto una struttura ambientale solida al pari di un mattone, melancolicamente accattivante e dai toni più neri che grigi, acuita dalla voce sibilante che serpeggia all’interno delle canzoni, sfiorando affievolimenti tali da renderla appena sospirata. Intensità, rallentamenti che riportano a galla il modo doomico d’interpretare il genere, i tocchi di chitarra dolciastri e suadenti di una “Voices From The Woods”, in cui vi è la partecipazione vocale di Wolfgang Weiss dei Cadaverous Condition, e la beltà in note di “Når Noen Dør…” non faranno gridare al miracolo ma colpiscono in pieno chi quegli anni li ha vissuti e chi ha ancora la sfrenata voglia di riviverli giorno dopo giorno. Chiude il platter la solita bonus track inserita per dare un contentino in più ai metallari più famelici: è quindi il turno di “Persecution” eseguita in sede live ricoprire tale ruolo, chicca che non aggiunge né toglie merito a ciò che sinora si è ascoltato.

I Fester e Silence fanno parte di quelle lotto perle nascoste che pian piano si dovrebbe riscoprire. La band è stata rimessa in moto di recente da Bjørn “Tiger” Mathisen ed è pronta a registrare un nuovo album con una line-up rinnovata: Thomas Andresen (ex Algol) alla voce, Jon Bakker (ex Kampfar e Carpathian Full Moon) al basso e alla batteria Jontho (ex Ragnarok e Tsjuder). Nell’attesa, è bene che ripassiate un po’ di storia: decidete da quale capitolo iniziare per fare la conoscenza della formazione norvegese e godetevi un salto indietro nel tempo di due decadi. Potrà dispiacervi? Da amanti della vecchia scena metal — ed è soprattutto a loro che mi rivolgo — non credo proprio.