FIERCE – Eclipses From The Duat
Nel linguaggio alchemico con il termine nigredo o opera al nero — sì, l’omonimo romanzo di Marguerite Yourcenar prende il suo titolo proprio da questo — viene indicata la prima fondamentale fase della Grande Opera, la creazione della pietra filosofale. Attraverso di essa gli elementi necessari venivano purificati facendoli morire, dissolvendoli in una informe massa di colore nero, condizione essenziale affinché potessero successivamente ricombinarsi in una sintesi superiore. Secoli più tardi Jung, usando il processo alchemico come metafora del percorso di liberazione dell’Io dai conflitti interiori, utilizzò la nigredo per rappresentare il momento in cui l’individuo si confronta con l’ombra dentro di sé. Questa lunga premessa è necessaria per introdurre Eclipses From The Duat, l’ultimo lavoro dei Fierce, che si ispira liberamente ad entrambi i concetti.
Il nuovo EP è la terza pubblicazione della band, attiva tra Padova, Venezia e Trieste sin dal 2015, dopo il demo autoprodotto Reabsorption (2016) e l’EP Ashes (2017). Rilasciato originariamente in formato digitale dallo stesso gruppo, è stato reso disponibile su vinile grazie alla collaborazione tra diverse realtà italiane (Shove Records ed Epidemic Records) e internazionali, come la danese Rakkerpak Records a cui si è successivamente aggiunta la statunitense Death Of A Modernist Records per l’edizione americana.
I sei brani che compongono Eclipses From The Duat sono legati tra di loro da un medesimo filo conduttore: l’opera, infatti, può essere considerata come la trasposizione in musica di un viaggio introspettivo alla ricerca dei propri demoni, tappa imprescindibile in un processo conoscitivo volto ad accrescere la propria consapevolezza individuale. Un percorso evolutivo che in qualche modo sembra riflettere quello dei Fierce che, con l’ingresso in formazione di un nuovo batterista e di un secondo chitarrista, hanno acquisito nuova linfa e soprattutto nuovi spunti musicali.
Rispetto ad Ashes, infatti, il nuovo ep risulta essere orientato in modo molto più marcato verso il black metal, pur non sacrificando le altre influenze che fanno parte del bagaglio musicale del gruppo. Il risultato è un amalgama in cui sfuriate e atmosfere sulfuree dal sapore scandinavo, passaggi eterei e atmosferici presi in prestito dal post-metal e l’energia del punk hardcore si dissolvono e si ricompongono in una nuova forma. Il brano di apertura “Dawn Of The River Styx” è una intro atmosferica che nelle sue ultime battute sembra corrodersi lentamente aprendo la strada a “V.I.T.R.I.O.L.”, episodio caustico come vetriolo — peraltro sottoprodotto dell’opera al nero — quadrato e compatto, che più di altri all’interno dell’opera è debitore nei confronti del metallo nero. Altro pezzo che ritengo particolarmente interessante è “La Maison Dieu”, in cui l’incipit quasi sludge cede il passo a un ottimo blackened hardcore, a sua volta inframezzato da intermezzi atmosferici.
Quando ho iniziato a lavorare a questa recensione mi sono chiesto se avesse senso parlare di un ep uscito nell’ormai lontano 2019. Nel caso di Eclipses From The Duat la risposta non può che essere affermativa. Si tratta di un lavoro ben realizzato, sia dal punto di vista concettuale che da quello musicale, figlio di un processo di maturazione che ha portato i Fierce a raccogliere input diversi a cui, come novelli alchimisti, hanno saputo dare una nuova forma: un EP, insomma, che a mio avviso merita di essere salvato dall’oblio. Merita molto anche l’artwork della copertina, opera di ViewFromTheCoffin, che raffigura un corvo e un teschio: l’ennesimo riferimento al mondo alchemico, dato che entrambi sono simboli della nigredo.