FIFTH TO INFINITY – Omnipotent Transdimensional Soulfire
Ci arrivo con un paio di stagioni di ritardo, e ci arrivo in controtendenza: il debutto dei Fifth Of Infinity al sottoscritto non ha fatto impazzire, anzi, ha detto tendenzialmente poco. Ma andiamo con ordine: i Fifth Of Infinity sono un gruppo che arriva al debutto a diciannove anni dalla propria fondazione, operata in quel di Stoccolma dal cantante, chitarrista e compositore Nader Jonas Reslan, insieme a un certo Martin Lopez e un cert'altro Martin Mendez. Era il 1997 e il momento d'oro del black metal stava iniziando a sfiorire, tuttavia ancora non lo sapeva nessuno. Poi, quel certo Martin Lopez si dedicò agli Amon Amarth e, con quel cert'altro Martin Mendez, agli Opeth, e dei Fifth To Infinity non si fece più nulla, finché, archiviata l'esperienza con entrambe le band (ma lasciato il proprio omonimo in compagnia di Michelino Åkerfeldt), Lopez non venne convinto da Reslan a rimettere in piedi la baracca. Ci è voluto qualche anno, ma eccoci qua, davanti a "Omnipotent Transdimensional Soulfire", edito in digipak dalla cara vecchia Avantgarde, dopo un'iniziale pubblicazione a fine 2015 in formato digitale.
Fatte le doverose premesse, è chiaro come il materiale qui presente fosse in attesa di essere messo su carta e registrato davvero da tanto, tanto tempo. Forse troppo. Il lavoro non suona affatto vecchio come ci si potrebbe magari aspettare, ma sicuramente pecca di un'eccessiva autoindulgenza: i Nostri fanno quello che fanno Watain, Ondskapt e Lord Belial (senza scomodare i mostri sacri Marduk e Dissection), ma con molta più lentezza e un piglio più intellettualoide. Fin dal titolo, pretenzioso come pochi, il trio sembra volersi vendere come qualcosa di diverso, magari vagamente progressivo, con cambi di tempo e variazioni ("Secrets Of The Bottom"), ma la sensazione è che, molto semplicemente, vada più piano degli altri. Che di per sé non sarebbe affatto un male, se però il risultato riuscisse a essere coinvolgente. La sensazione è che si potrebbe perdere un sacco di tempo per cercare di capire cosa vogliano dire i Fifth Of Infinity, salvo poi accorgersi che, in fin dei conti, dicono le stesse cose di tutti gli altri.
«I radiate with wisdom / Divine Heresy bows to nothing» ("Masters Unbound") è un concetto che un Jon Nödtveidt diciassettenne ha espresso meglio, con più cattiveria, più velocità, più emotività, più originalità, più tutto, nei primi otto minuti di "The Somberlain". Nulla di nuovo sotto il sole, e nemmeno nell'ombra.