FLAGELLANT – Maledictum
I Flagellant sono tornati. Il trio svedese vi era stato presentato nel 2011 quando il sottoscritto si occupò dell'album di debutto "Monuments": adesso è il turno di "Maledictum".
La formazione prosegue nella sua interpretazione ortodossa del mondo black in maniera coerente e maligna: per quanto siano trascorsi tre anni dalla prima pubblicazione, la loro natura è rimasta incorruttibilmente ancorata a quel sound ricco di dissonanze e melodie malevole che ha reso celebri realtà loro connazionali quali Watain e Ondskapt. Come al tempo del loro esordio, confermo ancora una volta il loro essere fra i rappresentati più cattivi, pur se non i più dotati in ambito compositivo, dell'ultima ondata di artisti di questo filone, che conta band quali i norvegesi Dødsengel, i tedeschi Chaos Invocation e i russi Odem.
I pezzi, spesso in bilico fra l'approccio atmosferico ipnotico e accelerazioni in blast beat devastanti, sono connotati da un lavoro chitarristico nervoso, tagliente che si alterna a sezioni maggiormente flessibili nelle quali si fanno strada ridondanze che restano nella mente. Con l'unico obbiettivo, già centrato con "Monuments", di fare innamorare gli amanti del genere. Inutile girarci attorno: siamo dinanzi a un'ulteriore prova di come questi tre musicisti scandinavi non vogliano proprio andare oltre certi confini. Eppure la band svolge il proprio mestiere così bene che ascoltando canzoni tipo "Towers Of Silence", "Rebirth In Sterility" e "Horned Shadow Rise" difficilmente si potrà rimanerne insoddisfatti. Vogliamo parlare poi di "Thirteen Cauldrons Of Boil", classico esempio di attitudine Celtic Frost e Venom a manetta? Si può non apprezzare un pezzo simile?
"Maledictum" è black metal, né più né meno. È quello che ci si attende d'ascoltare da questi musicisti: un lavoro che rinforza le sensazioni di stabilità e rigore emanate dai Flagellant precedentemente, supportate da una produzione ruvida quanto basta a conferire quel taglio raw che ci piace. Finché ci sarà gente disposta a suonare così e capace di rilasciare dischi di questo buon livello, il Black avrà sempre una base sulla quale sorreggersi: in fondo si sa, in qualsiasi squadra contano sì le stelle, ma senza i grandi lavoratori che creano loro il terreno sul quale brillare le partite difficilmente si vincono. Non dimentichiamocelo.