FOLKEARTH – Viking’s Anthem | Aristocrazia Webzine

FOLKEARTH – Viking’s Anthem

 
Gruppo: Folkearth
Titolo: Viking's Anthem
Anno: 2010
Provenienza: Internazionale
Etichetta: Stygian Crypt Productions
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TRACKLIST

  1. Beasts From The Blizzards
  2. Ragnarok
  3. There Is No Death
  4. The Eternal City
  5. Viking's Anthem
  6. To Avalon
  7. A New Day Is Rising
  8. Warrior Code
  9. The Conquering Nightmare
  10. Set Sails To Conquer
  11. Legacy Of Steel
DURATA: 49:48
 

In apertura di recensione mi vien subito da dire: ragazzi aspettate! Prendetevi del tempo, non si possono produrre dischi a raffica, pretendendo di mantenere una qualità che sia quantomeno decente, datevi una regolata. Dico ciò perché i Folkearth — il gruppo di musicisti che ogni volta si riunisce cambiando qualche pezzo al proprio interno per regalarci album tutto sommato piacevoli di folk-viking — stavolta sono a un passo dall'insufficienza.

Passi per i clichè ripetuti e ripetuti, passi per un growl che è intellegibile come Luca Giurato quando tenta di spiegare una qualsiasi teoria partorita dal suo cervello illuminato, passino pure gli interventi quasi mai indovinati della cantante Anaïs (che a eccezione della bella "Beasts From The Blizzards" sembra una che gira per lo studio infilandosi nel pezzo quando meno serve), c'è comunque bisogno di una registrata generale.

La scaletta vanta canzoni dal buon piglio e gradevolissime da ascoltare come "The Eternal City", "The Conquering Nightmare" e l'acustica "Legacy Of Steel" posta in chiusura quasi a indorare la pillola, ma il resto è un alternarsi di brani che vanno da «ok, ce la posso fare» a «no, per favore questo no». Le prestazioni di "Ragnarok" e "A New Day Is Rising" per citarne solo due sembrano messe lì tanto per far numero: il termine riempitivo purtroppo trova abbondante spazio in "Viking's Anthem" e paragonandolo al precedente "Rulers Of The Sea" — non un capolavoro ma di sicuro un lavoro che si faceva ascoltare — ne esce sconfitto e non di poco.

Un solo punto gioca a favore e contemporaneamente riesce comunque a far danni: la produzione è finalmente corposa e robusta, peccato che si dimentichi quasi del tutto di valorizzare la componente fondamentale del progetto Folkearth, vale a dire il lato folk. La strumentazione che rende caratteristiche le prove del genere viene praticamente sbattuta il più delle volte in un angolo, dando spazio a quella classica, tanto da poter pensare che un episodio come "To Avalon" sia una brutta copia di un pezzo degli Amon Amarth, se non fosse per un inizio delicato e rimembrante una traversata in mare aperto; buono l'intent,o ma la riuscita sa di occasione sfruttata decisamente male.

Cosa c'è di esaltante in questo disco? Il lavoro di grafica! Ancora una volta Kris Verwimp (Moonsorrow, Arkona) ha dato vita all'ennesima copertina dal grande impatto: bella la rappresentazione della figura del guerriero vichingo in mezzo a un sentiero circondato dalle montagne, alle cui spalle si scorge una legione in completo assetto da combattimento e pronta ad avviare la marcia. La scelta cromatica dai toni malinconici e al tempo stesso fieri è fantastica.

Se come me avete accolto gli album precedenti con la sola certezza che fossero di compagnia e nulla più, troverete del buono anche in "Viking's Anthem" ed effettivamente qualcosa c'è. Ripeto comunque il ritornello posto nell'incipit del testo: Folkearth, per il prossimo album aspettate!