FORMALIST – No One Will Shine Anymore
Gruppo: | Formalist |
Titolo: | No One Will Shine Anymore |
Anno: | 2018 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Third I Rex / WOOAAARGH / Toten Schwan Records |
Contatti: | ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 39:36 |
No One Will Shine Anymore è l’opera prima del progetto Formalist, gruppo formato da membri di realtà già ampiamente affermate sul suolo italico, tra cui Forgotten Tomb, Viscera/// e Malasangre. Alta qualità e ispirazione sono dunque due caratteristiche che è lecito attendersi in un album che riunisce le forze di artisti di un certo livello, ed effettivamente tali premesse vengono rispettate, dando vita a un debutto solido, decisamente coinvolgente e articolato.
La base della proposta è uno Sludge-Doom pachidermico e abrasivo, arricchito di sfumature Post-, accenni Black Metal e richiami costanti a certo Drone, tuttavia nessuno di questi generi risulta quasi mai davvero preponderante, permettendo a tale calderone sonoro di amalgamarsi e disgiungersi di continuo, senza limitazioni di sorta. No One Will Shine Anymore è una ribollente e caustica miscela altamente instabile (nel senso buono del termine), che ingloba i suddetti influssi stilistici con perizia, mescolandone e rielaborandone i tratti più scabrosi, i quali vengono tramutati in velenose colate di rabbioso malessere: uno spleen che si infiltra in ogni angolo della psiche, corrodendo e devastando ogni cosa sul proprio cammino.
In quello che potrebbe essere un tentativo per esorcizzare e spurgare — oppure elaborare ed esaltare — un dolore esistenziale inquietante e onnipresente, i Formalist evocano una creatura lenta, nera e distruttiva; un’entità aberrante che vive inghiottendo ogni spiraglio di luce, lasciandosi dietro solo un’oscurità sterile e desolata. Vi sono momenti in cui melodie di splendida fattura — talvolta dissonanti e nervose, talvolta più ariose — riescono a stemperare la soffocante cappa di sofferenza, ma permane sempre un’atmosfera profondamente nichilista e disillusa che opprime e trascina inesorabilmente nell’oscurità.
I tre pezzi che compongono il lavoro godono certamente di caratteristiche proprie e definite, tuttavia No One Will Shine Anymore ha l’aria di voler essere interpretato come un unico concentrato di negatività assoluta: quaranta minuti in cui le chitarre erigono senza sosta muri di dolore e rabbia, coadiuvate da ritmiche inglobanti, da un’effettistica disturbante e dalle riconoscibilissime e claustrofobiche urla di Ferdinando Marchisio (meglio conosciuto da molti come Herr Morbid). Tratti stilistici e personalità compositive sono ben marcate e lasciano spesso emergere alcune caratteristiche tipiche delle band di provenienza dei diversi musicisti, invero parrebbe che ciò sia proprio uno dei punti di forza del disco, permettendo un afflusso costante di ispirazione e aprendo le porte ai demoni che si nutrono dell’angoscia più nera.
A conti fatti, No One Will Shine Anymore è l’equivalente psichico di un blocco di granito imbevuto di materiale tossico che si schianta in pieno volto, è l’anticamera del peggior inferno che si possa concepire: quell’inferno che alberga dentro ognuno di noi. E questo lavoro è anche una terapia d’urto che non lascia scampo, poiché ne verrete inesorabilmente inghiottiti fino a quando non vedrete più alcuna luce e nessuno (e niente) brillerà più.