FRANA – Disastersss
Proprio sul finire di un 2020 colmo di sofferenza i Frana hanno sfornato il loro secondo disco, sicuramente una delle opere italiane che più addolcirà questo anno nuovo di zecca. Disastersss è un album che si inserisce nella corrente del post-hardcore contemporaneo, la quale ha tratto nuova linfa dall’esplosione del fenomeno Idles avvenuta qualche anno fa, e che allo stesso tempo strizza l’occhio a una corrente fondamentale dell’hardcore americano anni ’90 gravitante intorno alla storica etichetta Dischord e alla scena di Washington D.C. Come questa scuola insegna, la negatività che ci portiamo dentro e le dissonanze sonore che da essa scaturiscono si possono trasfigurare in atmosfere e melodie avvolgenti, una specie di catarsi che i Frana sono riusciti a descrivere alla perfezione.
Sia a livello sonoro che tematico Disastersss è colmo di una disperazione consapevole, fungendo da specchio rivolto verso un’interiorità spezzettata e in perenne ricostruzione, ma allo stesso tempo proponendosi come una cura a questo stato mentale che ci accomuna un po’ tutti, soprattutto in questi mesi devastanti. Dal lato puramente tecnico e sonoro, il disco presenta sezioni melodicamente dirompenti (“Efty Fringles”, “Moody Glues” e “Herpes Zoroaster“ tra tutte) che ricalcano lo stile incalzante di gruppi come Hüsker Dü e Drive Like Jehu, limando però di molto le componenti più spigolose di questi ultimi (come le urla allucinate e i suoni graffianti). Ciò che rimane in bella vista è una struttura compositiva turbolenta che accoglie al suo interno un’anima riflessiva e dubbiosa, esplicata alla perfezione in momenti molto vicini al post-punk vecchia scuola, come “Get Scurvy” che mi ha ricordato molto i Mission Of Burma e la struggente “Loans Will Tear Us Apart”. Unica e minuscola nota stonata è a mio parere il cantato, che in alcuni punti soffre un po’ troppo la mancanza di cambi di tono e andamento decisivi.
Disastersss, tirando le somme, risulta essere un disco estremamente attuale e un ascolto interessantissimo, sia per i fedeli estimatori dell’hardcore anni ’90 made in Dischord sia per tutti quelli ancora vergini di questa corrente musicale a mio parere fondamentale. Vantando una produzione cristallina grazie all’opera di mastering di Carl Saff (che ha collaborato con nomi del calibro di Algiers, Brainbombs, Red Fang, Russian Circles e Unsane), il secondo disco dei Frana dona una boccata di aria fresca alla scena hardcore italiana, essendo riuscito a incanalare tutta la frustrazione del 2020 in un’opera ben scritta e dalle sonorità, nel complesso, inattaccabili. E poi non bisogna dimenticarsi della copertina, una delle più soffici e disperate che ci capiterà di vedere da qui a molto tempo.