GILGAMESH – The Awakening
Gruppo: | Gilgamesh |
Titolo: | The Awakening |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Germania |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 47:05 |
Dall'infinito mare di autoproduzioni che quotidianamente lambisce gli aristocratici uffici è affiorato di recente il lavoro dei debuttanti Gilgamesh, quartetto bavarese che con "The Awakening" esordisce direttamente sulla lunga distanza. Il genere di riferimento che i quattro spacciano su Facebook è un accattivante "blackened death metal", le tematiche cui si ispirano sono quelle mesopotamiche e il look rimanda direttamente a Hate e Behemoth, dunque la curiosità regnava sovrana (forse anche perché da queste parti "The Satanist" non è piaciuto affatto). Delusione cocente, dunque, quando "The Awakening" si è rivelato un disco melodeath-metalcore con effettive spruzzate — ma non più che spruzzate — di riff e atmosfere alla Behemoth.
Dalle linee vocali pulite di "The Astronomer" al rifferama di scuola Soilwork del periodo di mezzo di cui è disseminato l'intero disco, ai mid-tempo portati avanti da chitarre così melodiche da ricordare a tratti addirittura i connazionali Caliban, i Gilgamesh offrono tutta una serie di cose che poco c'azzecca con ciò che ci si aspetterebbe da loro. Poi, sì, le contaminazioni black e death ci sono davvero, se intendiamo il death e black alla maniera del Nergal anni Zero: "Slaying In The Name Of Ishtar" e "Aeons Of Hate" spingono sull'acceleratore e lo fanno bene, mettendo in mostra tutto l'arsenale dei Gilgamesh e le enormi potenzialità di una formazione che al debutto ha già una grande padronanza dei propri mezzi.
La critica che mi sento di muovere ai ragazzi è tuttavia quella di aver messo troppa carne al fuoco: un disco variegato aiuta sicuramente l'assimilazione, ma perché un prodotto funzioni bisogna essere davvero in grado di proporre una formula innovativa e "propria", altrimenti mischiare troppi riferimenti finisce col rendere il quadro generale esageratamente frammentato. Dunque una serie di riff belli "pesi" e blast-beat al fulmicotone troppo spesso vengono appesantiti da soluzioni melodiche non troppo avvincenti e chitarre "spuntate" ("Evocating Enlil"), mentre le pesantissime influenze thrash della conslusiva "The Curse Of Akkade" suonano decisamente fuori contesto nella cornice di "The Awakening".
Notevoli premesse, quindi, ma ancora idee non troppo chiare circa la strada da prendere. Peccato.