GJOAD – Samanōn
Gruppo: | Gjoad |
Titolo: | Samanōn |
Anno: | 2020 |
Provenienza: | Austria |
Etichetta: | Antiq Records |
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TRACKLIST
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DURATA: | 35:28 |
Nati come side-project tra musicisti della scena black metal austriaca, i Gjoad sono diventati un modo per tradurre in forma musicale le sensazioni comunicate dal paesaggio delle Alpi austriache, con tutto il retroterra culturale che si porta dietro. Stando a quanto detto nell’unica intervista reperita sulla rete, presto miti e leggende della terra natia hanno soppiantato i progetti più estremi nelle priorità dei musicisti coinvolti, e da qui nasce Samanōn, il debutto ufficiale uscito sul tramontare del 2020.
Le informazioni sul conto dei Gjoad purtroppo non vanno molto oltre queste righe; a quanto pare, se intendiamo sentire il resto della storia, dobbiamo affidarci alla musica. La proposta degli austriaci si apre con il lungo crescendo di “Rouh – Samanōn”, brano dove percussioni, feedback e l’introduzione di diversi strumenti porta a una parentesi in chitarra acustica che sfocia nel brano successivo. A questo punto le coordinate musicali sono già state esplicate: ci troviamo ad ascoltare pezzi complessi che integrano la visceralità del post-rock con un apparato folk che ha del tenebroso. La sensazione è che su Samanōn stia calando la notte, e il buio permette a ogni sorta di creatura mitologica di uscire allo scoperto, di svelarsi senza timore, dando inizio a un grande rituale.
L’aura di mistero ricopre un ruolo fondamentale all’interno della musica dei Gjoad, che procede cercando di mantenere l’atmosfera intatta e la tensione palpabile. Il confine tra onirico e reale diviene sempre più flebile, e spesso finiamo per domandarci se davvero stiamo sognando oppure no. Purtroppo la band ha quello che ritengo un problema di base: le strutture si sviluppano in un crescendo, dove all’aggiunta progressiva di strumenti coincide un aumento della tensione, però la conclusione di questo processo di rado è soddisfacente. La mia impressione è che questi crescendo si interrompano un attimo prima di un ipotetico grande momento che in realtà non esiste. Mi chiedo se questa sia una scelta ponderata, ma credo sia meglio lasciare la questione aperta all’interpretazione.
In ogni caso, il debutto dei Gjoad è un’opera che può risultare interessante, specie se siete appassionati di strumenti folcloristici e post-rock, in una miscela che mi ha ricordato, almeno a tratti, alcune intuizioni della produzione non metal di Anathema e October Falls. La copertina si sposa alla perfezione con il contenuto dell’album e rappresenta infatti un paesaggio dell’area di Salisburgo dipinto nel 1852 da Franz Steinfeld. Samanōn potrebbe risultare una via di fuga interessante se siete chiusi in casa da troppo tempo e state cercando un modo non convenzionale per respirare un’aria diversa dal solito.