GLORIOR BELLI – Gators Rumble, Chaos Unfurls
Julien "Infestuus", conosciuto anche come Billy Bayou, è il simbolo, la mente e il corpo dei transalpini Glorior Belli. Nel corso degli anni ne ha modificato il suono e l'impostazione, tramutandoli in una realtà ibrida, abile nel far convivere la propria anima oscura, ancora legata al panorama black metal, con le sonorità di stampo southern e sludge, dando così vita una combinazione che il più delle volte risulta essere convincente e fruibile a una gamma di ascoltatori ampia.
È lampante che il francese si sia piacevolmente infognato nel perseguire la direzione intrapresa con il gradito "The Great Southern Darkness": l'ultimo parto intitolato "Gators Rumble, Chaos Unfurls" sembra seguirne le orme, rappresentandone l'ideale prosecuzione. La prestazione è equilibrata e mette sul piatto della bilancia uno scenario simil «bayou», l'ecosistema tipico del delta del Mississippi, in Louisiana, da cui deriva anche lo specifico filone blues degli anni Venti e Trenta, in salsa black. Troviamo così fangose estremizzazioni cariche di astio ("Wolves At My Door" e "I Asked For Wine, He Gave Me Blood") e paludi dalle acque torbide, nelle quali addentrarsi è di per sé un pericolo (sensazione tramessa a pelle da "A Hoax, A Croc!" e "Built For Discomfort"), che ammorbano e ammaliano, coniugando cavalcate, riffoni acquitrinosi, dissonanze e un cantato scream dalle tonalità sferzanti e più basse rispetto a ciò a cui solitamente si è abituati.
Con "Gators Rumble, Chaos Unfurls" la band fa registrare il compimento di un buon passo in avanti: parliamo di un album che può vantare una prova solistica valida, nella quale spiccano gli assoli di "I Asked For Wine, He Gave Me Blood" e "Gators Rumble, Chaos Unfurls", inseriti in modo tale da aumentare il tasso atmosferico dei pezzi, e un brano strumentale che fa davvero la differenza all'interno della scaletta. "Backwoods Bayou" è l'essenza affinata di ciò che potrebbe rappresentare il futuro del gruppo, l'unione ideale di due facce appartenenti alla stessa medaglia, ma che ancora tentennano nel fondersi completamente.
Non posso quindi affermare che al momento la situazione dei Glorior Belli sia da vivere esclusivamente come fosse tutto rose e fiori: in alcuni momenti si ha l'impressione che un paio di soluzioni non riescano ad amalgamarsi del tutto, dato il cambio di stile dominante in corsa, risultando nel contesto lievemente forzate; così come certe scelte in ambito di riffato pare trascinino all'orecchio brevi strascichi di un già sentito notevole, che tuttavia in fin dei conti non dispiace.
In definitiva, difetti o meno, sono ben più che parzialmente soddisfatto dall'ultima fatica dei Glorior Belli e v'invito ad ascoltarla. Che siate amanti delle atmosfere del sud degli States o di quelle gelide e tetre più classicamente europee poco importa: il gruppo è pronto a mettervele a disposizione entrambe, ricompensandovi. Non è forse un'occasione da cogliere al volo? Io direi di sì.