GOATVÖID HOLOKÄUST – Voidfurnace Imperator
Black metal primitivo, un look degno dei primi Bathory nel pieno di un inverno nucleare e nomi che Caller Of The Storms e compagni levateve proprio: c’è tutto, ma proprio tutto ciò che serve per buttarsi a capofitto sul debutto degli svedesi Göatvoid Holokäust. Seconda pubblicazione in assoluto per la neonata e connazionale NSM Prod, Voidfurnace Imperator possiede gli elementi necessari per far quantomeno sorridere l’ascoltatore, se non fosse che il trio prende dannatamente sul serio la faccenda, a partire da un’uscita strettamente limitata e soltanto su vinile.
Parlavo di nomi da fare invidia ai Blasphemy, e quindi sbatto subito il carico sul tavolo: i latrati di Pesthraal Voice Of The Underworld And The Wind That Blows In The North Of Every Man’s Heart (!) troneggiano in cima ai ben dodici brani, a completare il lavoro del bassista-chitarrista Ferenc Leopold e del batterista Primitivo II (che non mi sorprenderebbe se pestasse i tamburi con la sua clava). I Göatvoid Holokäust non vanno mai oltre una produzione lo-fi abbastanza intransigente — che risulta anche abbastanza altalenante, c’è il dubbio che le tracce siano state registrate in momenti diversi — e lo stile oscilla tra roba piuttosto tradizionale come “Satyam” e divagazioni un po’ più moderne e melodiche, per esempio nell’iniziale “Fall Of Laniakea”.
Se i brani di Voidfurnace Imperator riescono a risultare accattivanti e piuttosto ben distinti gli uni dagli altri (la breve durata del lavoro aiuta), sono le tematiche a catturare l’attenzione più di tutto. Non nego di aver strabuzzato gli occhi leggendo i testi e trovandomi di fronte un pot pourri popolato da concetti matematici (il frattale di Mandelbrot), un’allegra combriccola di creature mitologiche come i demoni mesopotamici Lamashtu e Pazuzu più altre prese in prestito dal mondo ebraico quali il leviatano, Ziz e Qliphoth, e anche un cosmo popolato da entità fungine («Sentient fungi from the Boötes vöid»), il tutto immerso in un contesto barbarico, apocalittico e di adorazione del demonio. Ah, nell’inserto con i testi fa la sua bella figura un capro con una corona di M-16: cercare di trovare un senso a tutto ciò è assolutamente inutile, ma è tutto bellissimo.
Al termine di Voidfurnace Imperator ci si ritrova con più domande che all’inizio, al netto del genere abbastanza canonico. I Göatvoid Holokäust nascono apparentemente dal nulla, rivendicano la loro assoluta fedeltà a uno stile intransigente ed escono su un’etichetta anch’essa nata dal nulla, i cui unici contatti sono un indirizzo e-mail, un account YouTube e uno su Instagram: più underground di così, solo in una bara tre metri sottoterra.