Gort - Humanitas Dolor Mundi | Aristocrazia Webzine

GORT – Humanitas Dolor Mundi

Gruppo: Gort
Titolo: Humanitas Dolor Mundi
Anno: 2021
Provenienza: Italia
Etichetta: Vacula Productions
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TRACKLIST

  1. On Blackened Soil
  2. Throne Of The Black Crest
  3. Blessed By My Feast
  4. Negative Delusion
  5. Humanitas Dolor Mundi
  6. Thorns Of Hatred
  7. Eternal Denial
DURATA: 35:29

All’alba del ventesimo anniversario della nascita del progetto, i Gort di Wolf ed Einherjar Ingvar tagliano il traguardo del terzo album della propria carriera. Già a partire dal titolo, Humanitas Dolor Mundi non lascia spazio a fraintendimenti: non che ci fosse bisogno di ulteriori conferme, ma repetita iuvant e il quartetto partenopeo torna a riaffermare il proprio amore incondizionato per l’umanità. Non a caso il motto storico della band è «pestis vox sumus», mica volemosebbenetuttieciao.

Tornando al disco, Humanitas Dolor Mundi ci permette di apprezzare nuovamente il lavoro di Eurystheus al basso e di Illness al microfono, compagni di scorribande del duo fondatore già dai tempi di A Morte Ad Mortem. Niente di nuovo sotto il sole: un commento sincero e spassionato, da intendersi tutt’altro che negativamente. I Gort non mollano, non cedono terreno alle innovazioni stilistiche né arretrano di un millimetro rispetto al fronte novantiano sul quale si sono inseriti fin dalla loro nascita. Quello che i quattro propongono non è altro che black metal nudo e crudo, martellante, ossessivo, genuino, e Humanitas Dolor Mundi non è altro che la nuova incarnazione del male di cui la compagine si fa portavoce da quasi vent’anni senza soluzione di continuità.

Riff tesissimi, blast incessanti, basso a manetta e scream virulento. La miscela dei Gort non prende in presto niente da generi esterni, preferendo restare fedele alla vecchia scuola a oltranza. Anche la produzione non è da meno: la batteria non è assolutamente triggerata, le urla sono viscerali, le linee di chitarra e di basso non sono iper-cesellate come ci si aspetterebbe da una produzione del 2021. Nossignore, i Gort esistono, resistono e insistono: o a modo loro, o nulla. L’unico, microscopico margine di differenza rispetto al black dritto e melodico del passato emerge in due momenti, entrambi posti nella seconda metà della scaletta. Da un lato c’è un intrigante coro pulito che si unisce allo scream di Illness nella coda della title track: nessun blocco mastodontico di voci, ma un accompagnamento semplice che, proprio nella sua ridotta complessità, non distrae dalla violenza in atto, arricchendola al contempo. L’altra novità del disco è contenuta nella traccia successiva: all’interno di “Thorns Of Hatred”, infatti, fa la sua comparsa l’unico ospite dell’album, Francesco Menale (Eyelash, Last Prototype), che sciorina un inaspettato assolo dal sapore thrash in quello che probabilmente è il brano più tirato dell’intero lotto.

A conti fatti, Humanitas Dolor Mundi incarna alla perfezione tutto quello che ci si poteva aspettare da un nuovo album dei Gort. Nessuna innovazione, nessuna rivoluzione, non una virgola di diverso rispetto all’odio e alla misantropia che hanno caratterizzato la seconda ondata del black e che, dal 2002, permeano senza sosta l’animo della band. Semplicemente Gort e fanculo il resto.