Grim: cose da pazzi, letteralmente

GRIM – Lunatic House

Gruppo: Grim
Titolo: Lunatic House
Anno: 2019
Provenienza: Giappone
Etichetta: Steinklang Industries
Contatti: Bandcamp
TRACKLIST

  1. Luna
  2. Hand Of Brute
  3. Tarantula
  4. Agave
  5. Venomoon
  6. Voodoo Drive
  7. Halation
DURATA: 45:53

Jun Konagaya fonda insieme a Tomasada Kuwahara i White Hospital, i due pubblicano Holocaust nel 1984, un disco power electronics che diventa di culto in un amen, perché l’avventura Ospedale Bianco dura poco meno di due anni. Mentre Kuwahara mette in piedi il progetto ambient-tribal Vasilisk (anch’esso poi approdato alla Steinklang Industries), Konagaya pubblica pochissimo materiale con il nome di Grim per la sua etichetta personale (Eskimo Records) nella seconda metà degli anni ’80, compreso un primissimo album a metà fra l’industrial e l’ambient, Folk Music (1986). Dopo un EP uscito nel 1987 Grim entra in letargo così come l’estro artistico di Konagaya, che a parte qualche sparuta apparizione sui dischi dei Vasilisk esce dai radar fino ai primi anni ’10 del 2000 quando col suo nome anagrafico pubblica Organ (Eskimo Records, 2012) e, a stretto giro di ruota, toglie dalla naftalina il progetto Grim.

La musica industriale e il rumore costituiscono sempre i punti cardinali della bussola espressiva del giapponese, che però incorpora delle stranianti inflessioni melodiche e gioca in modo perverso con l’ambient e la sua stessa voce. Lunatic House in questo senso incarna perfettamente lo spirito del titolo, e ci catapulta fra le visioni pazzoidi di Konagaya, che misura alla perfezione macabri motivetti (“Venomoon”) a esplosioni violente (“Hand Of Brute”), fino agli episodi più squilibrati e noise del disco: quelle “Agave” e “Voodoo Drive” in cui la saturazione più oltranzista cancella i dettagli e rende tutto confuso e terrorizzante, un marasma che lascia filtrare la voce schizofrenica e invasata di Jun, capace di penetrare il cranio di tutti i malcapitati all’ascolto. La chiusura è affidata alle armonie oblique di “Halation”, sorta di carillon malefico in un crescendo di nebbia e distorsioni.

Non chiamatela crisi di mezza età, il ritorno di Grim è una cosa seria, perciò non lasciatevi ingannare dall’iperattività che sta caratterizzando questo nuovo ciclo creativo, qui ci sono qualità e disagio a pacchi.