HAIL CONJURER – Earth Penetration
Peccato, sensualità, virilità e l’idea di un’effettiva forza sessuale che penetra la Terra sono alcune delle tematiche principali dietro il sesto lavoro di Hail Conjurer, moniker dietro al quale si cela una singola personalità, quella di Harri Kuokkanen. Già voce degli oltremodo validi Hooded Menace dal 2016 e batteria dei Ride For Revenge dal 2013, Kuokkanen arriva al disco in studio numero sei in cinque anni di attività.
Earth Penetration si presenta al pubblico con una veste grafica ad opera del compianto Timo Ketola e attinge indubbiamente dal black metal vecchio stampo, ma Hail Conjurer ci butta in mezzo senza ritegno una quantità di synth e litanie sonore in trance, tra l’onirico e l’ipnotico, che conferisce ai sette brani che compongono il disco un’aura ritualistica. Tutto finisce per diventare una vera e propria orgia di caos, grida, chitarre zanzarose, percussioni tribali e suoni intenzionalmente poco nitidi. Il senso di inquietudine e oscurità che ne scaturisce ha — per stessa ammissione del suo autore — molto in comune col doom, anche se non è possibile definire Earth Penetration un disco doom nel senso più classico del termine.
Earth Penetration è stortissimo e sui generis, e sa perfettamente di esserlo. Non è pensato per essere universalmente fruibile ed è questo, probabilmente, che lo rende così interessante. Si tratta di un esperimento sonoro che di lineare ha davvero poco, a eccezione della presenza praticamente costante delle tastiere e una cappa di buio pesto che permea tutto in modo asfissiante, lasciandoci quasi col fiato sospeso per tutti i suoi trentaquattro minuti e spicci di durata.
Particolare anche la scelta di inserire due brevi brani strumentali uno dopo l’altro, vale a dire “Rebellion Of The Flesh” e “Blood On The Stone”, quest’ultimo introdotto da suoni stranamente limpidi; per il resto, emerge in modo evidente che Hail Conjurer non vuole toccare vette estreme facendo un uso forsennato ed esagerato di blast beat, ma al contrario intende creare scenari strumentali che risultino insopportabilmente ruvidi e graffianti, con una coerenza inizialmente impercettibile che emerge soltanto ripetendo l’ascolto per più di una volta. Esemplificativa in questo senso è “Come Alive”, a pari merito con “Winter Death”, che anticipa visioni fatte di alberi dalle cime innevate, vento e rami privi di foglie piegati da esso.
Earth Penetration non è pensato solo per ingravidare le viscere della terra con un seme già morto, ma anche per illudere l’animo con melodie sinistre che, solo all’apparenza, vogliono presentarsi come ammalianti e seducenti. Lo scopo finale è solo quello di instillare terrore: Hail Conjurer lo centra in pieno.