HAIL CONJURER – Ouroboros Lust
Avevamo ospitato Hail Conjurer, progetto solista di Harri Kuokkanen, nemmeno un anno fa in occasione dell’uscita dell’oscuro e terrificante Earth Penetration, un disco che celava l’intento di ingravidare la Terra con il seme del terrore. Non mi aspettavo onestamente che lo avremmo rivisto così presto tra le nostre pagine virtuali, ma a quanto pare il giovane è parecchio prolifico, tanto da essere arrivato con Ouroboros Lust — registrato e mixato a juhannus 2022 (la festa di mezza estate) — al settimo disco in sei anni di attività come Hail Conjurer, senza scomodarci a contare collaborazioni, demo e split. L’album uscirà su Bestial Burst il prossimo 18 maggio.
Se in Earth Penetration la copertina — di Timo Ketola — era completamente priva di ogni colore, in Ouroboros Lust assistiamo a una svolta in primis dal punto di vista grafico: ad opera di Tekla Vály, qui di nero c’è solo lo sfondo, mentre i dettagli sono impreziositi da colori intensi, accesi, quasi violenti. Va da sé che le tematiche siano molto simili, visto che anche qui l’eros la fa da padrone, ma in questo nuovo lavoro l’accento non è tanto sul desiderio di spargere un seme fatto di oscurità, quanto sul lato sensuale e lussurioso dell’oscurità stessa: che si procrei o meno, l’importante è saziare quanto più possibile gli appetiti fisici.
Azzarderei che in copertina possa esserci una Eva/Lilith in versione infernale, in un giardino dell’Eden in cui la vegetazione è rosso fuoco e i serpenti mettono in atto il loro intento di seduzione infernale. Del resto, il sesso e l’erotismo sono concetti primordiali e viscerali, non sorprende quindi che possano sprigionarsi dalle viscere della Terra, abitate da creature altrettanto primordiali col desiderio di moltiplicarsi, o almeno provare a farlo.
È naturale aspettarsi che a una grafica sui generis che devia da quella che per Hail Conjurer è la norma corrispondano anche differenze stilistiche musicali, e infatti è esattamente quello che, almeno parzialmente, accade. Ouroboros Lust è un disco black metal molto più atmosferico rispetto al suo predecessore, con passaggi ambient melodici che si affiancano a linee vocali gutturali e ancestrali. La sua durata complessiva è poco più di mezz’ora, di cui quasi diciassette minuti sono concentrati nel brano conclusivo: “Lustful Gods”, strumentale per la maggior parte della sua durata e pensato come conclusione e ritorno al principio, in un cerchio continuo e inarrestabile in cui maschile e femminile si fondono e separano, come credo che vogliano comunicare anche le foto promozionali di Hail Conjurer, il quale veste abiti femminili; lo si può notare anche nel video congiunto dei brani “Golden Spine / The Heat Goes On”. Uno dei pezzi che trovo più rappresentativi è invece “Two Stars”, in cui l’anima black metal — a tratti vagamente dissonante — e quella atmosferica raggiungono il risultato stilistico più efficace.
Sicuramente Ouroboros Lust è meno aggressivo, violento e raccapricciante di Earth Penetration, ma se pensiamo al fatto che qui il protagonista non è più l’accoppiamento a fini riproduttivi ma l’atto puramente carnale ed erotico, allora i toni del disco a tinte più atmosferiche, asfissianti e seducenti diventano assai più comprensibili e logici.
Stavolta non è necessario dare vita alla progenie del male, possiamo farci sedurre dalle nubi inebrianti partorite da Hail Conjurer senza spaventarci troppo. Per il momento.