HAK-ED DAMM – Holocaust Over Dresden
Ve li ricordate i canadesi Hak-Ed Damm? No? Nessun problema, l’uscita del loro secondo disco ci dà l’occasione di ripresentarveli. Il quintetto era stato nostro ospite nell’ormai lontano 2010, anno in cui venne dato alla luce il debutto Nekrowristfucked, una mazzata di black metal privo di compromessi e impregnata di soluzioni stilisticamente riconducibili a numi tutelari scandinavi (specialmente i Marduk), ai quali si aggiungevano i tedeschi Endstille (peraltro band alquanto derivativa) per lo spirito belligerante che in svariate circostanze si respirava all’interno delle tracce.
Da quella prima uscita sono trascorsi oltre sette anni, durante i quali la formazione era andata in pausa (fra 2011 e 2012), arrivando sino alla fine del 2017 per pubblicare Holocaust Over Dresden. Non è difficile intuire quali tematiche siano trattate, del resto basterebbe leggere il titolo dell’album e osservarne la copertina per arrivare alla più semplice delle conclusioni. Lascerò invece a voi il compito di interpretare quale sia il punto di vista utilizzato, poiché non mi attira neanche un po’ rischiare di scrivere di politica piuttosto che di musica.
Chiunque sia alla ricerca di novità, derivazioni post-metal, melodie suadenti o chissà quale altra variante tanto in voga odiernamente potrà tranquillamente abbandonare la lettura. Gli Hak-Ed Damm sono tuttora degli spietati martellatori, difatti è impossibile negare una sorta di cristallizzazione compositiva che li ha ancorati ai gruppi già citati, tuttavia canzoni come “MG42”, “Blooming Grove”, “Usine De Mort” e la conclusiva “Jade With The Deflowered Scalp” (nella quale potrete apprezzare l’ottimo lavoro svolto dall’asse ritmico formato da Zaïtsev e Silencer) sono delle vere e proprie bombe in stile anni Novanta.
Holocaust Over Dresden è black metal ferale e tradizionale che non fa mutare quindi di una virgola il parere espresso sugli Hak-Ed Damm con Nekrowristfucked. Abbiamo a che fare con una band che non inventa nulla e non ha nessuna intenzione di farlo, a cui piace fare sfoggio di pura ed estrema violenza, avendo avuto comunque la premura di indovinare la collocazione a metà scaletta del’intermezzo strumentale acustico “Auschwitz-Birkenau”, necessario per rifiatare. Questo nuovo album è forse articolato in maniera meno varia rispetto al passato, dove già si randellava come se non ci fosse un domani, tuttavia è comunque soddisfacente e con lo scorrere dei giri nel lettore mette in mostra sia la buona tecnica che la cattiveria dei canadesi.
L’orrore della Storia, il sangue sparso, i tragici conflitti e il black metal spietato: gli Hak-Ed Damm sono tutto questo. Nel caso ciò bastasse a stuzzicare il vostro interesse, sapreste di sicuro cosa fare.