Haken - Fauna | Aristocrazia Webzine

HAKEN – Fauna

Gruppo: Haken
Titolo: Fauna
Anno: 2023
Provenienza: Inghilterra
Etichetta: InsideOut Music
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TRACKLIST

  1. Taurus
  2. Nightingale
  3. The Alphabet Of Me
  4. Sempiternal Beings
  5. Beneath The White Rainbow
  6. Island In The Clouds
  7. Lovebite
  8. Elephants Never Forget
  9. Eyes Of Ebony
DURATA: 01:02:06

Settimo sigillo per i londinesi Haken, alfieri da più di dieci anni di un progressive metal capace di andare oltre i mostri sacri del genere, pur senza dimenticare le radici. Dopo il pregiato concept in due parti Vector (2018) e Virus (2020), il lanciato sestetto britannico si presenta senza il tastierista Diego Tejeida, attivo fin dal primo album, rimpiazzato da Peter Jones che aveva contribuito nientemeno che alla demo del 2008 Enter The 5th Dimension.

Anche questa volta la band propone un concept album, prendendo spunto dalla varietà del regno animale, la Fauna del titolo, per illustrare scorci di realtà appartenenti al mondo di noi sedicenti evoluti. Sia di esempio il parallelo tra le mandrie di bovini alla carica di “Taurus” e gli altri confini oltrepassati a prescindere dalla volontà degli abitanti (lo stesso cantante Ross Jennings afferma di essere stato ispirato dallo scoppio della guerra in Ucraina, ma da parte mia colgo anche riferimenti ai flussi migratori) o la vedova nera di “Lovebite” accostata a relazioni tossiche fin troppo umane. Gli Haken forse non brillano per sottigliezza nelle metafore, tuttavia il livello di scrittura dei testi — appannaggio dello stesso Jennings — rimane molto alto e comprensibile anche per i non-madrelingua.

La copertina è già in sé una piccola gemma di stile progressive. Opera di Dan Goldsworthy, grafico di riferimento per l’accoppiata Alestorm-Gloryhammer, riprende lo stile divertito e sopra le righe dei due gruppi pacchian-pirateschi e ci introduce ai leit-motiv dell’album: oltre al già citato dualismo animale-umano, la cover trabocca di particolari che richiedono un’osservazione più attenta per essere notati, e in pieno stile prog si può scegliere tra il piacere di osservarla nel suo intero o quello di perdersi nei dettagli.

Stilisticamente Fauna non si discosta eccessivamente dalle imprese precedenti per quanto riguarda lo spettro di influenze musicali: ai numi tutelari Rush, Gentle Giant o Yes fanno eco passaggi tipicamente djent e una nutrita schiera di momenti jazz-fusion, oltre alle aperture pop sui ritornelli che manderanno in visibilio i fan di Spock’s Beard o Pendragon. Per restare nel tema del titolo, l’evoluzione della specie ha portato un netto miglioramento nell’amalgama tra le varie influenze, tanto che etichettare singoli passaggi come momento jazz o momento djent è cosa rara, mentre a dominare l’opera è la forma suite dove il gruppo riesce a canalizzare al meglio le proprie capacità compositive.

Una nota di ulteriore merito in questo disco va assegnata alla produzione, affidata agli svedesi Jens Bogren e Tony Lindgren presso i Fascination Street Studios: Fauna è uno degli album dal sound più dinamico che io abbia mai reperito in ambito metal. Non ascoltatelo in macchina, o mentre siete in un treno traboccante di rumorosa umanità, fatevi un favore e trovate un’ora di tempo per approcciarlo nel silenzio e godrete di una gestione del volume a dir poco magistrale, alla faccia della compressione onnipresente e di tutte le loudness war degli ultimi decenni. Ogni singolo strumento sfrutta al meglio tutto il range dinamico disponibile, ottenendo un approccio più caratteristico di una sinfonia classica che di qualsiasi altra forma musicale occidentale.

I singoli componenti della band offrono la consueta dimostrazione di maestria, ma a differenza di tanti gruppi del genere — e anche a differenza di certi passaggi negli stessi primi album degli Haken — non c’è traccia di virtuosismo fine a se stesso. Tante sezioni diabolicamente tecniche faranno la gioia di molti accademici del pentagramma, ma sono assenti momenti OMG-guardate-quanto-sono-bravo, così come shred inseriti tanto per shreddare. L’ingresso di Jones al posto di Tejeida non sposta più di tanto le coordinate stilistiche, però si distingue per la propensione agli anni ’90 rispetto alla scuola prog più vintage: per intenderci più Derek Sherinian e meno Rick Wakeman, fermo restando le parti più moderne figlie dei sintetizzatori di scuola dub-djent. Una nota di particolare merito va anche al lavoro vocale di Jennings, mio lato meno gradito del sestetto britannico, qui a suo agio nel dare un tono arioso e teatrale a canzoni forse più ragionate del solito dal punto di vista del legame tra parti cantate e strumentali.

Pur non essendo propriamente adatto ai neofiti, l’intero Fauna si gode d’un fiato senza problema, apprezzabilissimo fin dal primo approccio anche se — come è consuetudine del genere — con i riascolti emergono perle che passano inizialmente sotto silenzio; vedi quanto detto sopra sulla copertina. A livello personale devo citare il mio pezzo preferito: “Sempiternal Beings” si apre con la consueta altalena tra fusion e sfuriate metal, poi sfocia in un’apertura di rara epicità orchestrale che strizza l’occhio alle suite di certi Muse. Inoltre va notato come questo album fotografi alla perfezione gli Haken più pesanti (“Beneath The White Rainbow”), diretti (“Lovebite”) o sperimentali (“The Alphabet Of Me” con i suoi beat elettronici spezzati ad accompagnare le strofe). Impossibile anche non soffermarsi sulla suite “Elephants Never Forget”, che presenta un inedito andamento da musical folle e deragliato tra flash di Peter Gabriel e Dream Theater del periodo Metropolis, con Jennings a sciorinare finalmente tutto il suo repertorio interpretativo.

Siamo solo a marzo e gli Haken mettono già una bella ipoteca sulla palma di miglior album prog del 2023, eclettico, personale, variegato e privo di sbavature. Con ogni probabilità Fauna è il loro picco artistico, un must per tutti gli appassionati del genere ma anche una bella mina vagante per chi non mastica certe sonorità però è aperto a essere sballottato in un roller coaster che entra ed esce dal metal e dalle malvagità normalmente di casa su questi lidi.